Home » Storia misconosciuta di Berlusconi: tifoso di calcio tra sacro e profano

Storia misconosciuta di Berlusconi: tifoso di calcio tra sacro e profano

by Roberto Johnny Bresso
0 commento
berlusconi tifoso

Milano, 17 giu – Della vita pubblica, privata e politica di Silvio Berlusconi sappiamo praticamente ogni cosa (anzi, in verità anche più di quanto ne avremmo voluto conoscere), ma oggi mi voglio occupare del Berlusconi tifoso di calcio nel senso più nazional popolare del termine. E lo faccio partendo da un episodio invece poco noto.

Silvio Berlusconi tifoso di calcio

Sporting Gjón-Milan, 16 settembre 1987, primo turno di Coppa Uefa: gli ultras milanisti vengono attaccati brutalmente nel settore ospiti dalla famigerata Guardia Civil. Berlusconi dalla tribuna d’onore vede tutto e, insieme ad Adriano Galliani, si porta tra i tifosi rossoneri per assistere al resto della partita in transenna con loro, ponendo fine di fatto agli scontri. Nelle rare foto dell’epoca lo si può vedere discutere animatamente con i poliziotti spagnoli (non esattamente degli agnellini), rifiutando categoricamente di lasciare la sua postazione.

Ecco, forse questo marginale episodio della sua vita (ma ricordato ancora nitidamente dai tifosi rossoneri presenti quel giorno nelle Asturie) ci svela un Cavaliere veramente appassionato e vicino al popolo. Perché di lui si può dire anche ogni male, ma non che non abbia ben compreso e interpretato il linguaggio della gente comune e quale linguaggio più comune esiste se non quello del calcio? Chi vi scrive, da veterano milanista, non può che nutrire profonda gratitudine verso il Presidente più vincente della storia, visto che le gioie calcistiche più grandi che ho provato sono dovute a lui. Certo, da tifoso nato con il Piccolo Milan della Serie B gli ho sempre un po’ rimproverato quel suo vedere il Milan solo dalla sua presidenza in poi, ma questo fa parte del suo lato megalomane che di fatto gli ha permesso di ottenere successi in ogni ambito: questo concepire qualsiasi cosa lontana da sé come poco degna di considerazione.

E così ecco nella sua prima stagione a capo del club far arrivare la squadra a Milanello in elicottero sulle note della Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner, suscitando sorrisetti ironici da parte dei semi colti, esattamente come avverrà nel momento della sua discesa in politica. In entrambi i casi i sorrisi si trasformeranno presto in travasi di bile. Immediatamente comprese l’importanza della tifoseria per una squadra e, soprattutto, il ruolo fondamentale che avevano in essa gli ultras, che chiamava affettuosamente i suoi ragazzi. Certo non mancarono incomprensioni, come quando arrivò a sostenere, dopo alcuni incidenti, che non capiva perchè i tifosi dovessero seguire la squadra in trasferta, mentre lui proponeva di allestire dei cinema nei quali trasmettere le partite. Ma erano appunto le classiche sparate alla Silvio che abbiamo imparato a conoscere negli anni, quel dire sempre la prima cosa che gli passasse per la mente senza minimamente riflettere sulle conseguenze. E infatti mantenne sempre un canale aperto con la tifoseria anche negli anni meno felici per il Milan, non dimenticò mai che senza i tifosi un club non è altro che un’azienda senz’anima. E lui, da imprenditore fenomenale quale era, sapeva che per fare buoni affari tutti devono essere felici.

La discesa in campo (da calcio)

È poi ben evidente come la mentalità da tifoso la portò in politica: la discesa in campo (sottinteso da calcio), Forza Italia, gli Azzurri… prese il linguaggio usato per il Milan e lo adattò a quello della Nazionale, in modo da risultare appetibile a tutti. Trasferì il tifo calcistico in politica, trasformando il suo partito in una squadra da tifare, sapendo benissimo che ogni squadra ha anche tantissimi tifosi contro disposti a tutto pur di vederla perdere. Ed allora aveva bisogno di creare uno zoccolo duro che avrebbe sempre tifato per lui, comunque fossero andate le cose, esattamente come fa un ultras quando la sua squadra vive periodi complicati.

E quindi concludiamo da dove siamo partiti, vale a dire dagli ultras. Sì, perché proprio gli ultras in questi giorni gli stanno dimostrando un grandissimo affetto. Era abbastanza scontato quello dei milanisti e dei monzesi (che ha portato per la prima volta nella loro storia in Serie A), meno quello di interisti, napoletani, juventini e laziali. I rivali milanesi di una vita hanno scritto sulla loro pagina L’urlo della Nord il seguente comunicato: La Nord rende onore a Berlusconi grande uomo di calcio. Indimenticabile rivale a livello sportivo, rendiamo omaggio ad un uomo che coi suoi modi fuori dagli schemi e che lo hanno sempre contraddistinto, si è sempre dimostrato avversario leale e appassionato”.  La Curva A di Napoli invece, in un lungo striscione sul lungomare cittadino, ha voluto citare direttamente una sua frase: “Sono un napoletano nato a Milano”. Riposa in pace Silvio! I Viking Juve sono andati direttamente ad Arcore con il seguente messaggio: Immenso Silvio Berlusconi R.I.P.

E infine gli Ultras Lazio lo striscione: Contro di loro. Nessuna resa. Ciao Silvio! Del resto, lo stesso Berlusconi un giorno disse: Tutte le cose di cui mi occupo sono profane, ma il calcio è sacro”. Buoni ultimi 90 minuti Silvio!

Roberto Johnny Bresso

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati