Il libro è un condensato di giudizi irriverenti su tutto e su tutti. Ci sono i suoi eroi, tutti decisamente pop: da Walt Disney («un genio», «mi piacerebbe che fosse sindaco di Los Angeles»), al fondatore di Playboy Hugh Hefner («è uno dei più grandi rivoluzionari del sesso»).
Per le categorie della società civile generalmente tenute in gran conto, invece, c’è solo disprezzo, siano essi giornalisti («i giornali sono il boccone di traverso della nostra epoca») o intellettuali («non appena si diventa intellettuali si comincia a mentire»).
Molte delle conversazioni vertono ovviamente sullo scrivere: come e perché farlo, perché dedicarsi alla fantascienza eccetera. Ma sono
I russi, spiega, «erano l’impero del male – su questo punto, Reagan aveva assolutamente ragione». I pompieri che bruciano i libri? Vi si può vedere in filigrana ogni dittatura di destra o di sinistra, ma, sollecitato su un accostamento al Ku Klux Klan, Bradbury replica: «Anche la sinistra vorrebbe bruciare alcuni libri, ma non lo fa. Non glielo permettiamo».
Il sindaco di Los Angeles, poi, «è un grosso idiota», anche perché invece di pensare a rendere più funzionale la città «vuole costruire un monumento per gli immigrati, asettico, enorme e inutile». Meglio non parlargli di gender o cose simili: «Esistono due razze di persone: gli uomini e le donne. Poco importa ciò che le femministe vogliono farci credere». Da qui anche gli sberleffi a quei collettivi femministi che protestavano per lo scarso protagonismo delle donne nelle Cronache marziane.
Impressionante l’attualità di alcune pagine di Fahrenheit 451 sulla frammentazione della società in tante minoranze arroganti ed esclusiviste: Bradbury sa di aver «previsto l’avvento del politicamente corretto con quarantatré anni di anticipo».
Ma femministe o comunità etniche, per lui, possono anche andare a quel paese: «“Che siate maggioranza o minoranza, piantatela!” Che tutti quelli che vogliono dirmi cosa devo scrivere vadano al diavolo! La loro società si frammenta in sottosezioni di minoranze che, in effetti, bruciano libri, proibendone la lettura».
Figurarsi come avrà reagito uno così alle rivolte etniche di Los Angeles del 1992: «Tre delle mie figlie sono state violentate e rapinate da uomini di colore, per cui anch’io nutro dei pregiudizi. E, semmai riuscirò a trovare quei bastardi, li ammazzerò». La sua ostilità a questo genere di dinamiche sociali sfocia in parentesi radicalmente reazionarie: «Non approvo nessuna rivolta – in nessun luogo, mai». Se avesse conosciuto la Boldrini, sicuramente ne avrebbe fatto una regina cattiva di qualche impero marziano…
Adriano Scianca
Ti è piaciuto l’articolo?
Ogni riga che scriviamo è frutto dell’impegno e della passione di una testata che non ha né padrini né padroni.
Il Primato Nazionale è infatti una voce libera e indipendente. Ma libertà e indipendenza hanno un costo.
Aiutaci a proseguire il nostro lavoro attraverso un abbonamento o una donazione.
dobbiamo avere tutti noi il suo coraggio ! non dobbiamo avere paura di chiamare un omosessuale così..omosessuale ! non GAY .anche se la parola omosessuale pare brutto ricorda uno che la prende male invece gay fa tanto cenetta intima a Trastevere