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Cervinia: ha prevalso il buon senso (e, forse, una forza che non sospettiamo di avere)

by Stelio Fergola
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Cervinia Le Breuil

Roma, 1 dic – Tutto a posto, Cervinia non si chiamerà più Le Breuil, come si pensava da settembre e come la tumultuosa giornata di ieri sembrava ormai certificare. Ciò non toglie che l’ennesimo assalto alla storia e alle sue evoluzioni abbia generato più di un fastidio, il quale, peraltro, poteva tradursi anche in un danno economico non indifferente per l’area turistica, e tutto in nome – diciamolo candidamente – della ideologia. La solita.

Cervinia rimarrà tale, addio “Le Breuil”

Qualcuno potrebbe obiettare che “la storia” significhi mantenere il nome originario francese della frazione. Il problema è che, sotto traccia, ci sono le solite tendenze “anti-ventennio” senza capo, coda e soprattutto razionalità. A cosa dovrebbe servire, di grazia, ripristinare il nome francese a una località pienamente inserita nel tessuto economico e turistico italiano? Una località che vende sé stessa con quel nome a chi viene da fuori? Famosa per tutte le attività tipicamente invernali, come lo sci, a “quattro stagioni” quali trekking ed escursionismo? Non ha alcun senso, se non di natura polemica. Non solo, avrebbe rappresentato pure una spesa, per la toponomastica, la cartellonistica, difficilmente identificabile con qualcosa di diverso dal “futile”. Per di più, in un’epoca di vacche magre come questa, in cui le amministrazioni pubbliche faticano anche ad asfaltare le strade…siamo seri, una volta tanto.

Per fortuna ha prevalso il buon senso (e, forse, anche una forza che non sospettiamo di avere)

Come riporta Tgcom24, è lo stesso sindaco di Valtournenche, Elisa Cicco, ad annunciare di aver avviato “le procedure per ripristinare il nome di Breuil-Cervinia”. È difficile non dare ragione al ministro del Turismo Daniela Santanché, la quale, nel bel mezzo della polemica, aveva dichiarato: “Cambiare il nome a Cervinia, una delle località sciistiche più rinomate al mondo e simbolo dell’Italia è folle, dal punto di vista turistico ed economico, e farlo perché il nome risale al Ventennio fascista è una cosa incommentabile. Vi immaginate possibile che la Svizzera cambi il nome a Saint Moritz perché è cattolico? Ecco le follie del politicamente corretto arrivano a questo; diciamo che non è una grande idea e dalla quale mi auguro si possa tornare indietro”.

L’Italia è un Paese in coma da almeno cinquant’anni, come spirito nazionale. Ogni tanto, però, si palesano delle forme resistenziali insospettabili, come in questo caso. Quasi a volerci comunicare e testimoniare una forza identitaria che, schiacciati dalla propaganda, dalla vergogna e dalla inibizione latente, non sospettiamo neanche di possedere. In una maniera o nell’altra, la “società Italia” ha reagito di fronte al “nome francese” di Cervinia. E ha resistito, frenando un processo. Si tratta, ovviamente, di una piccola cosa. Ma bisognerebbe farne tesoro e custodirla: perché solo così le questioni all’apparenza insignificanti possono farsi imponenti.

Stelio Fergola

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