Roma, 15 feb – La Champions League per le squadre italiane potrebbe essere meno tabu del solito. Ciò alla luce di incroci agli ottavi non proibitivi e di un quadro generale nel tabellone che potrebbe riservare delle sorprese. Vediamo quali.
Champions, le italiane possono fare meglio del previsto?
Dopo anni di inconsistenza, in Champions League le squadre italiane potrebbero dire la loro, e in modo più che interessante. In questi ottavi di finale, si scontrano quattro big europee massime favorite che, tra loro, ne faranno sopravvivere solo due: Psg contro Bayern Monaco da un lato, e Liverpool contro Real Madrid dall’altro. Nel primo caso, abbiamo già una prima sentenza (che dovrà essere confermata nella partita di ritorno), con la vittoria del club tedesco, di misura, sui francesi. Restano sei posti per i futuri quarti: tre di questi potrebbero essere occupati da italiane. Il Milan è già a metà dell’opera, avendo vinto di misura con il Tottenham a San Siro e dando una bella lezione di tattica agli inglesi: ovviamente, gara apertissima per un ritorno che si giocherà in trasferta. Restano Inter e Napoli: nerazzurri contro il Porto, azzurri contro l’Eintracht Francoforte. Nessuno di questi avversari sembra proibitivo, beninteso che nel calcio non si vince mai sulla carta. Le possibilità di ben figurare e di andare avanti nella competizione ci sono tutte. A patto di non prendere sottogamba nessun impegno di arrivare alle gare in buone condizioni fisiche. Il Napoli di Spalletti, da questo punto di vista, è la formazione messa meglio al momento, come dimostra il suo – finora – schiacciante dominio in Serie A.
Presenza minima di italiani negli undici titolari
Lo dicono le statistiche: Inter di Jose Mourinho a parte, nell’ormai lontano 2010, i club nostrani a fare meglio in Europa avevano sempre una minima ossatura di 3 o 4 italiani titolari in squadra. Marcello Lippi lo ha sostenuto con particolare vigore negli ultimi anni: non si tratta solo – sebbene anche – di qualità, ma del fatto che avere un minimo di connazionali comuni in una squadra, come avviene di norma in tutti i club dei massimi campionati rivali in Europa (Real Madrid escluso, da quest’anno) è una risorsa importante nell’economia di qualsiasi formazione che voglia raggiungere risultati ambiti. L’Italia è arrivata più in fondo praticamente sempre seguendo questa piccola regola. Dopo l’Inter del triplete, la circostanza è tornata a ripetersi. La Juventus di Allegri è arrivata in finale due volte, la Roma dello stesso Mourinho ha vinto l’anno scorso la Conference League, minore quanto si vuole ma pur sempre una coppa europea che mancava da dodici anni. Milan, Inter e Napoli hanno nel novero dei titolari una piccola ossatura italiana: ovviamente, quasi tutti difensori o al massimo centrocampisti, considerata la “folla” di stranieri – spesso anche sopravvalutati – che invade il nostro campionato nei reparti offensivi. Ma in ogni caso è un elemento di stabilità che si è ripetuto sempre in passato, con le eccezioni del caso che, per carità, sempre possono manifestarsi. Puntare sugli italiani in futuro potrebbe essere, oltre che un modo per far uscire la nazionale dallo “sterminio” a cui è sottoposta da tempo immemore, anche una risorsa per dei club come i nostri, le cui risorse economiche sono troppo inferiori a quelle dei massimi concorrenti continentali. Chissà se un giorno qualcuno ci arriverà.
Stelio Fergola
1 commento
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