Modena, 13 mag – Pensavate che con la tassa sulle insegne – che con la loro ombra occupano il suolo pubblico – avessimo toccato il fondo? Dovete ricredervi, perché in tempi di fisco cleptomane è spuntata l’ennesima gabella creativa: la tassa sullo zerbino.
Succede a Modena, dove negli ultimi giorni i commercianti della città geminiana si sono visti recapitare a raffica una serie di multe per centinaia e centinaia di euro. Cartelle esattoriali che portano la firma di Ica, la srl privata che gestisce in regime di concessione la riscossione delle imposte legate alla pubblicità. Gli esercenti emiliani hanno all’improvviso avviato delle campagne di marketing aggressivo e illegale? Sì, perché stando ad un’interpretazione del regolamento comunale, avere lo zerbino ‘griffato’ fuori dai locali – usanza molto comune, che l’attività sia un bar, un ristorante, una pasticceria o un tabaccaio qualsiasi poco cambia – sarebbe una forma di pubblicità non autorizzata.
“Non volevamo crederci ma è tutto vero. Altro che 4.0: con l’imposta sullo zerbino siamo in pieno clima da tassa sul macinato di ottocentesca memoria”, denunciano da Confesercenti. Tanto più che i commercianti già pagano, per il solo fatto di dotarsi del tappetino all’ingresso, la tassa di occupazione di suolo pubblico. “E io come facevo a sapere che la società concessionaria ha deciso, a sua discrezione, che il marchio sullo stuoino, dove i clienti si puliscono prima di entrare, era fuori legge?” si chiede, intervistato dalla Gazzetta di Modena, il titolare di una pasticceria del centro che si è visto recapitare una multa da 1000 euro. Ma niente paura: se il pagamento avverrà entro 60 giorni, è previsto uno sconto del 50%. Troppa grazia.
Filippo Burla