Baghdad, 8 giugno – Il tanto invocato riscaldamento climatico, causa di siccità, scioglimento di ghiacciai e secca di importanti fiumi, ci fa fare oggi una straordinaria scoperta archeologica. I resti di una vera e propria città sommersa di 3.400 anni fa erano rimasti sul fondo del bacino idrico di Mosul, in Iraq. Il livello dell’acqua nel bacino è progressivamente diminuito a causa della siccità che sta colpendo il Medioriente. In un comunicato stampa dell’Università di Friburgo, un gruppo di studiosi curdo-tedeschi ha asserito che le rovine riemerse potrebbero appartenere all’antica Zachiku, importante centro abitato dell’impero Mitanni.
Con grande dispiacere dei fans di Greta Thunberg, però, il merito di questa scoperta non è da attribuire in toto al riscaldamento climatico, anzi. Negli ultimi anni, infatti, dal bacino idrico di Mosul sono state prelevate grandi quantità d’acqua per poter irrigare i campi. Il livello dell’acqua nel bacino è dunque sceso drasticamente riportando a galla il complesso urbano sommerso, vicino al sito archeologico di Kemune. Le fasi di ricerca in loco non sono però certo state semplici. L’archeologa tedesca Ivana Puljiz, professoressa all’Università di Friburgo ha infatti affermato di aver visto sulle immagini satellitari che il livello dell’acqua stava scendendo. “Non era chiaro quando l’acqua sarebbe tornata a salire. Quindi – racconta l’archeologa – avevamo una finestra temporale sconosciuta”. Il team ha così esaminato la città dell’età del bronzo per sette settimane, tra gennaio e febbraio 2022, prima che fosse allagata di nuovo.
Gli scavi archeologici cominciarono a inizio 2022 prima di essere nuovamente inghiottiti dalle acque
Ricostruendo la pianta urbana e portando in superficie alcuni grandi edifici fino ad oggi sconosciuti, gli archeologi stanno studiando la storia di questa città sommersa. Una massiccia fortificazione con mura e torri che circondava la città, un magazzino a più piani e un complesso di officine. Edifici in mattoni di fango, come diversi se ne trovano in questa zona del mondo, sono ancora ben conservati nonostante siano rimasti sott’acqua. Il buono stato di conservazione, ci fanno sapere gli studiosi di Friburgo, è stato probabilmente causato da un forte terremoto avvenuto intorno al 1350 a.C.. Il crollo della parte superiore dei muri aveva sepolto così gli edifici, conservandoli.
Le misteriose tavolette cuneiformi di Zachiku
Il gruppo di esperti ha scoperto inoltre cinque vasi con un archivio di oltre 100 tavolette cuneiformi. Alcune di queste si sono conservate in contenitori di argilla, e probabilmente furono create poco dopo l’evento sismico. “Il fatto che le tavolette cuneiformi in argilla cruda siano sopravvissute per così tanti decenni sott’acqua rasenta il miracolo”. A dichiararlo nel comunicato è l’archeologo Peter Pfälzner, dell’Università di Tubinga, tra i responsabili del progetto. Come nei vecchi film di Indiana Jones, le tavolette cuneiformi potrebbero addirittura fornire preziose informazioni sul declino dell’antica città e l’inizio del dominio degli Assiri nella regione.
Al termine dello scavo nella città sommersa del Tigri, gli scienziati hanno adottato alcune misure di protezione: hanno coperto gli edifici esposti con un telo di plastica e li hanno ricoperti di ghiaia, sperando di proteggere le pareti di argilla da ulteriori danni causati dall’acqua. Nel frattempo, il sito di scavo è di nuovo completamente scomparso nel bacino idrico. Già nel 2018, sempre con l’abbassarsi delle acque in questo bacino idrico a nord dell’Iraq, gli archeologi scoprirono i resti di un grande palazzo che dominava la valle del Tigri. Anche in quella occasione gli archeologi scoprirono tra le rovine del palazzo diverse tavolette cuneiformi di Mitanni. Per gli esperti, le stesse indicherebbero che il sito di Kemune era probabilmente la città di Zachiku.
L’impero dei Mitanni
Le misteriose tavolette di argilla rinvenute nella città sommersa furono create nel periodo medio-assiro, poco dopo il devastante terremoto. Probabilmente Zachiku, importante centro dell’impero Mitanni, ha controllato gran parte della zona tra la Mesopotamia settentrionale e la Siria, dal 1550 al 1350 a.C. circa. Il regno di Mitanni è ancora considerato uno degli stati dell’antichità meno esplorati. Ciò che di loro sappiamo lo dobbiamo principalmente alle scritture e ai geroglifici egizi ed ittiti. Durante il suo periodo di massimo splendore, a metà del secondo millennio a.C., il regno si estendeva dalla costa mediterranea, attraverso l’odierna Siria, fino al nord, nell’odierno Iraq. Praticamente i Mitanni controllavano gran parte del Vicino Oriente Antico.
Alcune fonti sostengono che l’aristocrazia di Mitanni abbia avuto frequenti rapporti con i faraoni egizi e i sovrani babilonesi. Intorno al 1350 a.C., tuttavia, proprio in concomitanza con il sisma che interessò la zona, l’impero Mitanni fu vinto e conquistato dai vicini Ittiti e Assiri. La sconfitta da parte dell’esercito ittita guidato da re Šuppiluliuma I e da suo figlio Piyassili, reggente di Karkemish, segnò dunque la fine della potenza di Mitanni.
Un antico popolo che ancora oggi rimane avvolto nel mistero e riscuote curiosità da parte del mondo scientifico. Ma forse, adesso, grazie a queste nuove scoperte nel bacino idrico di Mosoul, gli archeologi potranno svelare all’umanità le affascinanti storie di Mitanni custodite tra le rovine di Zachiku. Aspettando però che la prossima crisi climatica faccia riemergere la città sommersa.
Andrea Bonazza
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