Roma, 23 dic – È uscito il 21 dicembre “1918”, nuovo video-singolo di Skoll tratto dall’album “D’Annunzio”. Rock identitario per celebrare il centenario della vittoria nella grande guerra. Abbiamo incontrato l’autore per farci raccontare qualcosa di più a riguardo.
Un centenario da commemorare, l’avvento del solstizio d’inverno e ben 15 album alle spalle. C’è tanta carne al fuoco sullo sfondo di questo ultimo video…
Questo video rappresenta effettivamente un traguardo. E, in un certo senso, la chiusura di un cerchio. “D’Annunzio”, l’album, l’ho scritto con un intento chiaramente commemorativo, con l’idea di esaltare un archetipo per celebrare l’uomo che, in trincea, vive ed esplora ogni profondità di sé , in unione inedita con una comunità che nasce e si consolida. È l’appartenenza, la consapevolezza dell’identità. In questo, “1918” è il brano più rappresentativo del disco: per questo motivo chiude un cerchio, completa la trilogia dei video tratti da questo album. All’ultimo, l’onere maggiore. Nella notte del Solstizio, quando alcuni uomini iniziarono ad accendere fuochi, uscendo dal coro, dal gregge, dalla massa che perennemente segue con passività l’andamento della vita: dimostrammo che si poteva combattere il buio della notte più lunga – anziché stare rintanati a subirlo, nella paura – che non eravamo fatti per vivere da sconfitti, nella rassegnazione.
“1918” è il tuo sesto video ufficiale in soli due anni: come si inserisce nella storia di Skoll?
“1918” è un brano che racconta una traccia, un percorso. L’iniziazione della guerra, con tutta la fatica, la sofferenza, il travaglio di un’esperienza durissima. La formazione di un ragazzo, che diventa un uomo, che scopre di essere un uomo, nel temporale della guerra. Con un elemento in più, fondamentale, che rende l’esperienza qualcosa di non esclusivamente individuale: la consapevolezza di appartenere a qualcosa di più grande, di non essere da solo in quella trincea, di condividere tormenti, piccole gioie, speranze, visioni. È la nazione che si forma, si modella, si consolida. È l’Italia che rinasce.
Guerra, amore e identità: possiamo riassumere così il video di “1918”?
Volevo rappresentare una storia di cento anni fa senza andare indietro nel tempo. Volevo stare assolutamente fuori da ogni passatismo. La sfida era riuscire a parlare con la lingua di oggi. Il senso del video di “1918” sta nel legame, nella continuità tra le generazioni. Un’esperienza fondante, essenziale, da far uscire dai libri di scuola e dai documentari di storia per attualizzarla, per renderla effettivamente viva, d’ispirazione, di esempio. Così nascono i ritratti di “1918”: ragazzi nel loro contesto, nel loro tempo – il nostro – in città, tra i grattacieli, su un ring, al pub… in contatto, però, fisico, concreto, reale, con altri ragazzi vissuti cento anni fa. Stabilire una connessione, una connessione forte al punto da unire le identità, da renderci consapevoli di non essere soltanto “come” quei ragazzi ma, addirittura, quegli stessi ragazzi. È un po’ il senso della sequenza finale del video, in cui i volti si uniscono idealmente alle fotografie (tra i quali il mio e la foto del mio bisnonno sul Carso).
Esiste un fil rouge che unisce la produzione video di Skoll? Cosa non deve mai mancare in un tuo singolo?
Io credo che alla base di un video, al di là di fondamentali requisiti tecnici e di standard almeno minimi di qualità, debba esserci effettivamente un’idea da rappresentare, una storia da raccontare. Io cerco di partire sempre da questo. Il lavoro di produzione del video di “1918” è durato più di due mesi. Gli scenari sono diversi, e ogni sequenza ha richiesto un lavoro specifico, indipendente. Moltissimo tempo è stato dedicato alle parti di pugilato (tra riprese e montaggio), con un ospite davvero speciale come il campione italiano Michele Esposito. L’insieme delle riprese è stato poi armonizzato nella post produzione e nel montaggio finale.
Lo scorso 23 febbraio usciva “D’Annunzio”, disco da cui è tratto “1918”. Sei soddisfatto complessivamente della risposta del pubblico a quasi un anno dalla sua comparsa? Per concludere, non possiamo non chiederti qualcosa sul futuro prossimo di Skoll. Ci sono progetti o sfide che puoi anticiparci dell’imminente 2019?
Sono estremamente soddisfatto, non potrei esserlo di più. Con “D’Annunzio” è stato tutto un crescendo, un crescendo di concerti, di presentazioni, di progetti paralleli, di affetto, di condivisione. Motivi in più per guardare oltre e prepararsi al nuovo anno. Sicuramente con qualcosa di nuovo. E sarà senz’altro la volta di un disco…
Alberto Tosi
Combattere il buio della notte più lunga: "1918", intervista a Skoll
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1 commento
video,musica e liriche semplicemente impressionanti;
per non parlare del cantate dotato di un pregiatissimo timbro vocale;
complimenti quindi all’autore ed a tutto lo staff impegnato nella eccellente produzione.
un unico appunto se mi è concesso…
lo scudetto ITALIA sarebbe sempre bene portarlo sulla spalla sinistra (lato cuore quindi)
come simbologia del braccio sinistro che virtualmente tiene lo scudo a difesa del guerriero e della sua Terra
lasciando al braccio destro il compito di librare fendenti ed affondi con il gladio.