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«Morte al fascismo, libertà al popolo»: la Comunità degli Italiani di Fiume e la nostalgia di Tito

by La Redazione
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Fiume, 29 ott – Ha destato non poca sorpresa e indignazione, soprattutto tra chi segue con attenzione le vicende del confine orientale italiano, degli esuli giuliano-dalmati e delle comunità italiane  ancora presenti in Istria, Quarnero e Dalmazia, leggere sulla pagina Facebook della Comunità degli Italiani di Fiume un post dell’amministratore, comparso alle ore 11,20 di giovedì 25 ottobre 2018, contenente la famigerata frase titina: “Smrt fašizmu, sloboda narodu” (“Morte al fascismo, libertà al popolo”). Sono seguite numerose polemiche sui social network, nonchè varie proteste e segnalazioni da parte utenti del web, finchè verso l’ora di pranzo di domenica 28 ottobre 2018 il post è stato rimosso.
Lo slogan titino in questione divenne tristemente noto in tutto l’Adriatico orientale negli anni compresi tra il 1943 e il 1947. Esso fu usato per accompagnare e giustificare gli orrori perpetrati contro gli Italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia da parte dell’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo di Tito e della sua famigerata polizia segreta, l’O.Z.N.A.: stupri, infoibamenti, esecuzioni sommarie, violenze, atti discriminatori di varia natura. Lo stesso slogan risuonava mentre, nello stesso periodo, centinaia di migliaia di persone di ogni gruppo etnico venivano massacrate in tutta la Jugoslavia dai partigiani di Tito.
Com’è noto, una sparuta minoranza di Italiani, in nome dell’ideologia comunista e della fantomatica fratellanza italo-slava, si schierò allora a favore dell’occupante jugoslavo, contribuendo al triste bilancio finale di almeno 11.000 vittime e oltre 300.000 esuli in tutta la regione. Dopo la guerra, a questi collaborazionisti fu affidata da Tito la gestione della UIIF (Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume), che fino al 1991 fu lo strumento di controllo del regime jugoslavo sugli Italiani rimasti, per poi essere rifondata nello stesso anno come Unione Italiana.
Risulta dunque intollerabile che sulla pagina Facebook della Comunità degli Italiani di Fiume compaia uno slogan che richiama alla memoria orrori indicibili, di cui anche recentemente proprio nei pressi di Fiume si sono ritrovate altre testimonianze. Orrori che sono oggetto di unanime condanna non solo in Italia, ma anche nella Croazia liberatasi dopo il 1991 dall’oppressione comunista, che lodevolmente sta prendendo le distanze da quel triste passato. Evidentemente, all’interno dei quadri della Comunità degli Italiani di Fiume – che a giudicare dalla sempre minore partecipazione alle elezioni dei suoi organismi direttivi gode di sempre minore credito tra i propri iscritti – sono ancora troppe le persone legate anagraficamente o ideologicamente all’esperienza del regime comunista jugoslavo.
Risulta ancor più grave il successivo post comparso, quasi come giustificazione, nella mattina di lunedì 29 ottobre 2018 sulla stessa pagina: «La Comunità degli Italiani di Fiume – si legge – ripudia il fascismo. Pubblicare notizie di un certo tipo, anche solo per scherzo, non può fare altro che creare un grave danno al lavoro di riconciliazione che si sta compiendo. Riječani e fiumani, uniti, non hanno alcun interessa (sic) a partecipare a manifestazioni fasciste».
Il velato riferimento è al corteo e al concerto di CasaPound previsti per il prossimo 3 novembre a Trieste. Anche su questo, in molti dovranno mettersi l’anima in pace. Un movimento politico può legittimamente piacere o non piacere, ma se esso rispetta la Costituzione italiana e le leggi dello Stato, se si presenta regolarmente alle elezioni politiche e amministrative e se conta ormai un discreto numero di eletti negli enti locali di tutta Italia, può organizzare tutti i cortei e i concerti che ritiene. Questo, almeno, secondo la nostra carta fondamentale che garantisce le libertà di riunione, di associazione e di manifestazione del pensiero, che sicuramente non piacciono ai nostalgici del Maresciallo Tito.
Carlo Altoviti

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3 comments

blackwater 29 Ottobre 2018 - 6:46

“Riječani” ???
quando scrivi una boiata del genere hai detto tutto,comunque giusto per ricordare non solo gli Istriani,Fiumani e Dalmati VERI (cioè Italiani) dopo il 1947 erano giocoforza e praticamente spariti e scacciati, ma pensare davvero che qualcuno dei medesimi – 70 anni dopo l’esodo – sia stato testimone diretto di quei drammatici avvenimenti e che possa parlare a pieno titolo è come pensare che la cosidetta ANPI parli a nome dei partigiani.
a proposito: tito era una maiale.

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Raffo 29 Ottobre 2018 - 10:08

Il porco bastardo comunista tito rappresenta il letame pseudo partigiano che nel dopoguerra ,sino ai primi anni 50 , perpreto’ crimini orrendi in ogni dove, ammazzando migliaia di innocenti e distinguendosi per stupri, omicidi,spesso sparando alle spalle con codardia e vigliaccheria……… fecero uscire persino i delinquenti dalle carceri per avere manforte,per seppellire i presunti fascisti ancora vivi,siano essi stati bambini o ragazzine adolescenti………..i vincitori hanno scritto la loro storia farlocca, ignobile,falsa, indegna……..e l’abbiamo pura dovuta studiare sui loro purulenti libri…. sino a che le cazzate sinistre pseudo partigiane non si sono rivelate per quello che sono………. muffa, muschio e lichene di un passato atroce ed oscuro.

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