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“Dritto e rovescio”, stupri e fascismo: l’incubo lucido del freak show di Rete 4

by Ilaria Paoletti
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Roma, 3 mag – Roma, interno, sera. Uno studio televisivo circolare, dove gli ospiti sono posizionati al centro e il pubblico tutto intorno a te, come Banca Mediolanum. Questo è il palcoscenico di “Dritto e rovescio“, condotto da Paolo Del Debbio.

Del Debbio, un essere metà uomo metà Roberto Giacobbo, si cosparge le mani di coccoina, le immerge in un vaso in cui sono contenuti gli argomenti che sono andati per la maggiore nel circuito dell’informazione, le ritira su. Quelle che gli sono rimaste attaccate le sceglie per riempirci una puntata intera. “Tra poco a Dritto e Rovescio, stupri, violenza, castrazione chimica, il ritorno del fascismo!” dice alla telecamera. Pubblicità.

Dal reperto di Zelig al “ggiovane” Cruciani

Si torna in studio. Del Debbio parla confusamente con un comico, triste ricordo di un rigurgito di Zelig (quello “essiamonoi essiamonoi”). Ci serve un comico genovese! Si sono detti. Abbiamo Giuseppe Vernia! Le cose si mettono subito male. “Si parla di legittima difesa!” minaccia il conduttore. Ospiti, Lucia Borgonzoni (Lega), Alessia Morani (Pd) e Cruciani. In collegamento, Patrizia De Blanck direttamente da Battlestar Galactica. Borgonzoni e Morani discutono animatamente ma nessuno le ascolta perché chi si sottoporrebbe volontariamente a questo bombardamento di ormoni femminili? Del Debbio chiede aiuto a Cruciani. Cruciani è ggiovane, dice le parolacce, ride, è palese che non vorrebbe essere lì. La parola al popolo del pubblico: un uomo si difende da un ladro albanese in casa, gli spara, lo ammazza, la famiglia albanese ne vuole bere il sangue. Lui si rivolge alle Iene per trovare una mediazione: ora la famiglia albanese non solo vuole bere il suo sangue, ma anche quello del figlio. Esito prevedibile.

La contessa De Blanck pronta alla guerra

Ma nessuno, nessuno brama sangue più di Patrizia De Blanck. Un “onesto dipendente dell’Atac” si difende da un ladro che gli dice “cazzovuoi” in un accento “forse dell’est” che gli sta rubando la caldaia: viene picchiato. Borgonzoni e Morani, ancora, la De Blanck ci racconta di come si sia armata di una Smith and Wesson semi automatica quando ha compreso che correre nuda incontro ai ladri non li spaventava più. L’onesto autista dell’Atac, reduce da un’aggressione, probabilmente si chiede se questo inferno sia il prodotto della botta in testa che ha preso. “Sei armato?” gli domandano. Lui risponde di no, incauto. “Si armi!” gli ingiunge la De Blanck con la bava rabica alla bocca mentre lucida il ritratto di Bava Beccaris. Lei, al marito ha comprato un Winchester “per la caccia grossa”. L’onesto autista dell’Atac si chiede se non sia ora di iniziare a fare i safari nella periferia romana di Due Leoni. Cruciani ride, ancora parolacce, il linguaggio di noi ggiovanni, nel frattempo la Morani e la Bergonzoni si sono fuse in un solo essere berciante e immondo, con quattro braccia e due lauree: vengono portate via da un valletto con un carrello. La De Blanck ha, nel frattempo, chiuso il collegamento e raggiunto le truppe di Haftar in Libia.

I “mostri” del pubblico

“Si parla di stupro! Castrazione chimica! Fascismo! Il caso di Viterbo!”. Al centro della sinistra arena ora ci sono Simone Di Stefano (CasaPound), Daniela Santanché, una bambola russa di ceramica doppiata da Travaglio e la sagoma di cartone di un esponente di Liberi e Uguali. Dietro la sagoma di cartone c’è un nastro pre registrato: “…. sciogliere CasaPound… ricostituzione del partito fascista… bzz….”. Di Stefano è visibilmente costernato, a prima vista sembrava un vero politico, solo in seconda battuta realizza che aveva davanti ad un malevolo automa: la bambola russa doppiata da Travaglio, invece, cerca di ipnotizzarlo con uno sguardo fisso ed inquietante. Di Stefano distoglie lo sguardo dalla Medusa della democrazia giusto in tempo. Del Debbio dunque unleashes the dragon, ovvero la Vecchia del Pubblico. “E’ colpa vostra, io vi conosco!” fa a Di Stefano. “Trattate male le donne, io lo so come siete fatti!”. Il teatro dell’assurdo, alla signora viene tolto il microfono, dato uno zuccherino e di nuovo messa a sedere. Del Debbio però non ne ha ancora abbastanza e abbandonandosi ad una risata satanica, lascia che il microfono sia dato ad una calamità umana con un’escrescenza di capelli biondi, trovato a rovistare in un cassonetto appena fuori gli studi di Cologno Monzese: “Se le donne vengono violentate, è colpa della destra!” persino la Santanché prova a reagire ma viene investita e divelta dal bang sonico che rompe il muro del suono: “La destraaaah”.

Rete Quattro come San Babila

Il presentatore, diabolico Mangiafuoco di Dritto e Rovescio, ormai immerso in una luce sempre più sinistra, viene smolecolato e proiettato nel film “San Babila ore 20, un delitto inutile“: molte dissolvenze di Windows Movie Maker dopo, capiamo che Del Debbio ci stava introducendo agli scontri in piazza che sono avvenuti a Milano in occasione dell’anniversario della morte di Sergio Ramelli. In piazza, corteo e contro corteo, fascisti e antifascisti. In piazza, Forza Nuova, Lealtà e Azione e CasaPound. Bene, dice il pubblico che da casa è sopravvissuto alla prima ora di trasmissione grazie alla protezione di alcune protesi di carta stagnola sulla testa, adesso lasceranno parlare Di Stefano! C’erano i “suoi” in piazza!

Si parla di Ramelli. Fuori Di Stefano, dentro la Parietti

E invece no, Di Stefano non si vede più e in studio, a parlare di fascismo ed antifascismo, degli scontri in piazza e della memoria storica sono rimasti Maurizio Belpietro, uno screensaver rappresentante Pierfrancesco Majorino del Partito Democratico, Alba Parietti, Alessandra Mussolini, Sonia e Birillo di Super Tre, Jimmy il Fenomeno, Joe Formaggio con una bottiglia di grappa sulla scrivania, il Corvo Rockefeller, Mister Zed di Pronto Raffaella: sullo schermo si inseguono le immagini della carica della polizia a Milano ai danni dei militanti di estrema destra, il presente a Ramelli, saluti romani. Finalmente Del Debbio! “La parola a Di Stefano!”. Ma a sorpresa, è Giuseppe Di Stefano lo storico presidente del Campobasso Calcio. Fuori dal palcoscenico, un clown offre un palloncino rosso a Simone Di Stefano e gli dice che anche lui galleggerà come il piccolo Georgie, ma il presidente di CasaPound oculatamente opta per prendere l’uscita più vicina.

A questo punto i telespettatori da casa tolgono la carta argentata dalla testa, senza alcuna speranza di rivedere il Di Stefano che speravano parlare di ciò che accaduto a Viterbo, del corteo vietato a Milano e del presente a Sergio Ramelli a cui hanno partecipato attivamente gli appartenenti al suo movimento: insomma gli spettatori capiscono di aver assistito ad un brutto trip, i più accorti verificano se gli psicofarmaci della nonna siano tutti al loro posto e tutto ciò a cui hanno assistito non sia, per caso, il prodotto allucinogeno di uno scherzo del nipote trapper e adolescente che ha sciolto il Lyrica 150 mg nell’acqua della cena. Dallo schermo, la faccia di Del Debbio proietta una luce angosciante sulle pareti e i tappeti delle case, ricorda la faccia di Shoshanna tra le fiamme di Inglorious Basterds. Il giorno dopo alcune famiglie si risvegliano in preda ad una leggera forma di labiritintite, come se fossero uscite da un brutto sogno, dalla casa degli orrori del LunEur.

Ilaria Paoletti

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1 commento

Oscar 4 Maggio 2019 - 5:51

Questo pezzo è fantastico!! Bravissima la Paoletti

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