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Dunkirk, dal film di Nolan alla realtà storica: parla il miglior Generale di Hitler

by La Redazione
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Roma, 3 set – Dopo aver recensito Dunkirk, il film di Christopher Nolan attualmente nei cinema, presentiamo oggi il racconto di quell’evento cruciale della Seconda guerra mondiale visto da uno dei protagonisti: Erich von Manstein. Ecco come il militare tedesco ha ricostruito gli eventi nel suo Vittorie perdute. Le memorie di guerra del miglior Generale di Hitler. [IPN]

Per quello che riguarda l’esecuzione dell’operazione d’assalto tedesca del maggio 1940, vorrei affermare questo:
L’attacco del Gruppo d’Armate B, grazie alla superiorità delle truppe tedesche e in special modo delle unità Panzer, ebbe un successo più decisivo di quello che ci si sarebbe potuti aspettare in considerazione della consistenza delle fortificazioni belghe e del fatto che si era costretti ad attaccare frontalmente.
Nonostante ciò, la ragione decisiva per la sconfitta alleata nel Belgio settentrionale fu comunque l’attacco a sorpresa attraverso le Ardenne oltre la Mosa verso l’estuario della Somme, e infine contro i porti della Manica. Oltre che dall’energico comando del Colonnello Generale von Rundstedt, io credo che questo successo si debba principalmente alla tremenda audacia con cui il Generale Guderian trasformò in azione i principi operativi del Gruppo d’Armate.
Il successo nel Belgio settentrionale non fu completo come avrebbe potuto essere: il nemico riuscì, secondo i dati di Churchill, ad evacuare 338.226 uomini (26.176 dei quali erano francesi) da Dunkerque, anche se nel farlo persero tutte le armi pesanti e gli equipaggiamenti. Il successo di questa evacuazione deve essere attribuito all’intervento di Hitler che fermò per due volte la spinta in avanti dei nostri carri armati, durante la loro avanzata verso la costa e su Dunkerque.
Sono state date tre spiegazioni differenti per questi ordini, il cui effetto reale fu l’apertura di un ponte d’oro all’Esercito britannico attraverso la Manica. La prima spiegazione è che Hitler desiderasse risparmiare le unità corazzate per la seconda parte della Campagna di Francia; a tal proposito sembra che Keitel gli avesse detto che il terreno attorno Dunkerque non fosse adatto ai carri armati. Un’altra spiegazione proposta è che Göring gli assicurò che la Luftwaffe era in grado da sola di impedire la fuga da Dunkerque. A causa della sete di prestigio di Göring e la sua tendenza alle spacconate, penso che sia estremamente probabile che abbia fatto qualche affermazione del genere. Dal punto di vista militare entrambi questi argomenti sono sbagliati.
La terza spiegazione data è che Hitler, secondo una conversazione tra lui e von Rundstedt, consentì deliberatamente la fuga britannica perché credeva che avrebbe facilitato il raggiungimento di un accordo con i britannici.
Quale che sia la risposta, Dunkerque fu uno degli errori più decisivi di Hitler, gli impedì di tentare l’invasione della Gran Bretagna e di conseguenza consentì ai britannici di combattere in Africa e in Italia.
Mentre Hitler accettò l’idea del Gruppo d’Armate A di accerchiare il nemico nel Belgio settentrionale attraverso la spinta dalle Ardenne al mare, consentendogli di sfuggire a Dunkerque, non adottò interamente l’altra idea di creare simultaneamente una base di partenza per la seconda fase. Il Comando tedesco così si accontentò di coprire la corsa in avanti delle unità meccanizzate del Gruppo d’Armate A verso la sponda del mare contro un eventuale contrattacco su entrambe le sponde della Mosa, disponendo le Divisioni che seguivano come un lungo filo di perle per difendere il fianco meridionale esposto. Si pensava, apparentemente, che fosse troppo rischioso respingere un contrattacco in forze del nemico spingendosi immediatamente a sud e a ovest della Mosa e quindi dividere una volta per tutte il fronte nemico tra la Mosa e l’Oise.
Come si vide più tardi nella campagna Russa, Hitler aveva un certo istinto per i problemi operazionali, ma mancava del completo addestramento di un comandante militare, cosa che consente a quest’ultimo di accettare rischi considerevoli nel corso di un’operazione, perché sa di poterli gestire. In questo caso quindi, Hitler preferì andare sul sicuro con un’azione difensiva in contrasto con il metodo audace suggerito dal Gruppo d’Armate A. Fu una fortuna che il nemico non organizzasse alcuna grande controffensiva, dal momento che questo avrebbe potuto facilmente radunare per questo scopo una cinquantina di Divisioni su entrambe le sponde della Mosa, estendendole probabilmente ad est della Mosella, anche se questo avrebbe significato abbandonare tutto ciò che era fuori dalle zone fortificate del Belgio e dell’Olanda.
E così, dopo che era stato completato il primo atto dell’offensiva tedesca, entrambi gli avversari si trovarono a fronteggiarsi lungo un fronte continuo che andava dalla Linea Maginot a Carignan, e quindi lungo l’Aisne e la bassa Somme. Il primo obiettivo dei tedeschi era sfondare questo nuovo fronte. Il fatto che la seconda fase dell’offensiva tedesca portò in fretta alla totale capitolazione del nemico fu principalmente dovuto alla sua incapacità, dopo le perdite subite nel Belgio settentrionale, di schierare abbastanza uomini per tenere questo fronte dalla frontiera svizzera al mare. Se il Comandante Alleato avesse agito come il QG del Gruppo d’Armate A pensava avrebbe fatto, avrebbe deciso per un’offensiva su larga scala su entrambe le sponde della Mosa. Secondo il piano del Gruppo d’Armata A, questo avrebbe dovuto essere bloccato mentre era ancora nella fase di preparazione. Se il Gruppo d’Armate B, mentre circondava il nemico nel Belgio settentrionale, avesse contemporaneamente ruotato lungo la bassa Somme per accerchiare il resto delle forze francesi seguendo lo schema del piano Schlieffen, avremmo finito per combattere una battaglia nelle retrovie della Linea Maginot con i fronti invertiti.
In virtù del fatto che – con l’eccezione della fuga britannica da Dunkerque – riuscimmo ad ottenere una brillante vittoria nel teatro francese di guerra, l’osservazione fatta sopra può sembrare superflua. Forse la sua importanza sta nel mostrare che anche se il nemico avesse combattuto con maggiore energia e miglior giudizio il “nuovo piano” avrebbe comunque vinto la campagna, anche aspettandoci i momenti critici che sarebbero avvenuti nella prima fase tra la Mosa e la Mosella.

Erich von Manstein

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1 commento

ANTERO 6 Settembre 2017 - 10:12

… ma non era ROMMEL il miglior generale di HITLER ?

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