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EDICOLA – Abbattere i muri? Sì, ma come a Porta Pia

by Alfonso Piscitelli
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Roma, 20 sett – «Abbattere i muri»: nella storia d’Italia questa esortazione ebbe una realizzazione mirabile il 20 settembre del 1870, quando i bersaglieri aprirono una breccia – che è a suo modo un ponte – nelle mura pontificie. Lo Stato della Chiesa, più in generale, rappresentava un muro perché, dal tempo dei Longobardi, esso si era esteso come un elemento divisorio dal litorale laziale alla Romagna: un invalicabile muro teso a dividere la penisola italiana condannandola a essere «espressione geografica» e non Stato nazionale.

La Roma dei Papi

Per equità, nella interpretazione del nostro passato dobbiamo anche ricordare i vantaggi che la teocrazia pontificia procurò all’Italia: Bonifacio VIII, uno dei papi più «impegnati in politica», con l’istituzione del Giubileo sostituì Roma a Gerusalemme come principale mèta di pellegrinaggio dei cristiani – con tutto l’indotto mondano che l’essere mèta di pellegrinaggi comporta. Nel tardo Rinascimento un papa come Paolo V (dei principi Borghese) da Roma tracciava strategie geopolitiche che si estendevano dall’America ispanica alla Persia e alla Cina, ribadendo a suo modo la centralità imperiale dell’Italia.

Ricordiamo anche quale potrebbe essere considerato l’evento semi-leggendario che pose le basi della tutela del Papa sull’Italia intera: l’incontro di Leone Magno con Attila sul Mincio. «Respingendo Attila», il Papa si profilò come «patrono d’Italia», come la figura più forte e dunque più protettiva per le genti della Penisola: chi coltiva una visione simbolica degli eventi storici potrebbe scorgere, nella visita a Lampedusa in cui Jorge Bergoglio «accoglie» e attrae verso la Penisola milioni di africani, l’esatto capovolgimento del gesto protettivo di Leone.

Oggi noi viviamo gli effetti del gesto di Lampedusa, per cui non è indifferente rammemorare in settembre il muro più bello che mai fu abbattuto in Italia: il muro accanto a Porta Pia che riconsacrò Roma co…

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di Alfonso Piscitelli

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1 commento

ugo 20 Settembre 2019 - 2:31

Prezioso promemoria. Non mi era mai venuto in mente quest’accostamento, che faccio subito mio. Tengo senz’altro a mente per utilizzi e riutilizzi prossimi e frequenti. Grazie.

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