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Eroi dimenticati: Nicola Magaldi, lo sparviero italiano terrore dei nemici

by Tommaso Lunardi
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Roma, 21 apr – L’Aviazione Italiana ha avuto una storia gloriosa fin dalla sua fondazione all’inizio del secolo scorso. Moltissimi uomini si sono succeduti e hanno reso grande il nome della nostra aeronautica. Troviamo le loro azioni durante la fine della prima guerra mondiale, durante la guerra d’Etiopia e, soprattutto, durante la seconda guerra mondiale.

Eroe dei primi giorni

Era il 20 aprile 1911, in Libia ci si preparava all’imminente occupazione italiana, il mondo era con il fiato sospeso per l’imminente conflitto mondiale. A Potenza, tuttavia, le liete notizie non mancano e, in casa Magaldi, nacque il piccolo Nicola. Fin da giovane, Magaldi ebbe la passione sfrenata per il volo, per l’aereo e per i combattimenti. Per questo motivo decise di unire le due cose. Frequentò la Regia Accademia Aeronautica di Caserta, corso “Grifo”, ed ottenne consecutivamente il brevetto di pilota d’aeroplano e di pilota militare.

Notate le sue doti fin da subito, i dirigenti dell’Aeronautica scelsero Nicola Magaldi per le missioni in Etiopia. Il giovane non mancò di coraggio e, durante la battaglia di Tembien, si distinse e venne premiato con una medaglia d’argento al valor militare e la promozione a capitano.  “Capo equipaggio di apparecchio da bombardamento pesante, incaricato di effettuare una ricognizione offensiva a largo raggio, con perizia e ardimento, si prodigava in una navigazione rischiosa a bassa quota, pur di raggiungere l’obiettivo. Trovatolo sgombro si lanciava all’attacco a pochi metri dal suolo, di un accampamento nemico difeso dal fuoco antiaereo. Colpito ai primi passaggi, conscio della importanza dell’azione, persisteva nei precisi lanci, sprezzante della avarie subite e non desistendo che al termine delle munizioni. Riusciva a rientrare a Macallè, superando gravi difficoltà e mantenendo nelle quasi disperate circostanze l’equipaggio sereno. Partecipava ai bombardamenti di Debre Marcos e alle battaglie del Tembien, dell’Endertà e dell’Ascianghi, distinguendosi sempre per l’efficacia delle sue azioni. Riforniva anche in difficili condizioni atmosferiche le nostre colonne avanzate”.

Leggenda in Albania

Il ritorno in Patria non fu dei migliori. Le tensioni estere per la politica imperialista di Hitler non erano un segreto e, nel giro di pochi anni, giungiamo al 10 giugno 1940. Nicola Magaldi venne posto al comando del 53° Stormo e condusse le azioni di guerra contro la Francia. La sua offensiva, datata 15 giugno, fu una delle prime azioni dell’Italia belligerante. L’aerodromo di Cuers – Pierrefeu venne attaccato e i francesi si arresero al nemico italiano. Nonostante le seguenti sconfitte, la battaglia in Francia venne vinta dai nostri soldati. Per questo motivo, dirimpetto, Magaldi e i suoi compagni vennero trasferiti sul nuovo fronte di guerra: l’Albania. La sua attività bellica in Epiro iniziò con un attacco a un velivolo inglese che venne danneggiato ma non precipitò. Subito dopo fece da scorta, assieme ad altri tre mezzi, a un Marchetti Sparviero S. 79. I nemici alleati intercettarono il convoglio ma Magaldi riuscì a far allontanare gli aerei inglesi ed americani.

L’ultima missione di Magaldi avvenne il 27 novembre 1940 quando venne impegnato nella battaglia di Tepelene. Di quest’ultimo scontro si sa davvero molto poco; le uniche notizie che abbiamo le ripeschiamo dalla dedica sulla medaglia d’oro al valor militare conferita a Magaldi per onorarne la scomparsa. Leggiamo: “Pilota da caccia di eccezionale abilità ed ardimento, magnifico comandante di squadriglia, sempre primo nell’esempio e nell’audacia, si prodigava in ogni rischiosa impresa fino al limite delle sue possibilità. Partito sotto violento bombardamento raggiungeva tre velivoli nemici colpendoli tutti a più riprese ed abbattendone uno in fiamme. Rientrava alla base con l’apparecchio colpito in più punti in prossimità del posto di pilotaggio. Dopo aver più volte guidata la sua squadriglia in brillanti e vittoriose azioni belliche, avvistata una formazione da caccia nemica, numericamente molto superiore, l’attaccava ugualmente cercando di supplire con l’abilità ed audacia alla palese inferiorità. Nell’aspro combattimento trovava morte gloriosa. Eroica conclusione di una eroica vita tutta dedita alla Patria ed alla sua Arma”.

Tommaso Lunardi

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