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Eroi dimenticati: l’ufficiale di cavalleria e asso dei cieli Flaminio Avet

by La Redazione
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Roma, 5 ago – La Belle Époque è stato un periodo della Storia controverso, in quanto l’essenza di pace che si respirava in città non era la stessa aria tesa che si viveva all’interno delle sale governative dei grandi Paesi europei. Tutti erano pronti ad appicciare la miccia della polveriera europea. Insomma, altro che Belle Époque!
UN GIOVANE NIZZARDO
Flaminio Avet nacque a Bendejun il 3 agosto 1890 proprio mentre si viveva al culmine della tranquillità apparente: territorio italiano di lingua francese in quanto il suo paese d’origine è situato a pochi chilometri da Nizza, un paese conteso, desiderato e utilizzato come compenso per il contributo francese durante le guerre di indipendenza italiane. Giovanissimo, si trasferì a Roma dove studiò e si laureò in giurisprudenza quando ormai si era giunti agli sgoccioli della “pazienza mondiale”. Subito dopo l’assassinio di Sarajevo, comprese che l’Italia non sarebbe rimasta estranea a tutto ciò. Per questo il giovane si arruolò nell’Arma di Cavalleria del Regio Esercito con il grado di ufficiale dei “Lancieri di Firenze”.
LA RIFORMA DELLA CAVALLERIA
Ormai era chiaro a tutti che la guerra che si stava per combattere non sarebbe stata paragonabile a nessuno dei conflitti che fino ad allora avevano interessato il mondo. Nel 1913 era stato scelto come Ispettore di Cavalleria Vittorio Emanuele di Savoia – Aosta, il quale decise di applicare una riforma sostanzialmente volta a rendere i guerrieri a cavallo una forza non indifferente del nostro esercito. Questa riforma non verrà mai portata completamente a compimento in quanto, il 25 maggio 1915, l’Italia entrò in guerra. I cavalieri restarono, di conseguenza, appiedati e mandati in trincea.
IL PASSAGGIO AL VELIVOLO
Agli inizi del 1916, Flaminio Avet decise di cambiare reparto e passare al Corpo Aeronautico e, il 25 maggio 1916, compì il suo primo volo con un Bleriot. Nel capodanno del 1917 migliorò sensibilmente la sua tecnica di volo a tal punto che ottenne l’abilitazione per pilotare gli Aviatik tedeschi. Il 14 marzo dello stesso anno poté compiere il suo primo volo di missione. Per tutto il 1917 divenne un abilissimo pilota d’aereo fintanto che non venne affidato per due settimane alla 82^ Squadriglia. Durante questa breve permanenza presso la Squadriglia, abbiamo le notizie della prima vittoria sul cielo di battaglia. Di seguito, Flaminio Avet venne trasferito alla 70^ Squadriglia Caccia con la quale ottenne il grado di tenente oltre a 3 medaglie d’argento e l’abbattimento di ben 11 velivoli di cui, però solo 8 accertati.
Dopo la guerra, il soldato italiano tornò alla sua Nizza dove si sposò ed ebbe una figlia. Flaminio Avet si ammalò nell’agosto 1928 e morì il 21 dello stesso mese.
Tommaso Lunardi

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