Roma, 5 mar – Gli italiani si sono così espressi: cagnolini, buffi effetti sonori e gente che cade nei tombini sono più degni di attenzione dei mielosi comizi di Macron in prima serata da Fazio. Ebbene sì, anche questo fine settimana Paperissima ha battuto Che tempo che fa in ascolti, nel periodo di sovrapposizione tra le due trasmissioni (dalle 21,01 alle 21,29): 17,22% di share con 4.430.000 spettatori, mentre Fazio si è fermato al 15,91% con 4.085.000 spettatori.

Battuto dal Gabibbo

Già settimana scorsa il soporifero mantra immigrazionista di Saviano si era fatto sconfiggere dai siparietti del Gabibbo, ma ormai si sa: a parte le reazioni entusiaste dello zoccolo duro dei fan, le comparsate del bardo cosmopolita provocano solo sbadigli. Sia ben chiaro, il “contenitore culturale” dell’azzerbinato conduttore genovese non ha fatto flop: ha ottenuto dei dati di ascolto tutto sommato in linea con le domeniche precedenti. Ma questi stessi dati sono deludenti per una trasmissione che proponeva un’intervista con il capo del governo francese. Fazio, in sostanza, è riuscito a tenersi gli aficionados del programma, ma ha fallito sul resto: tanto che gli italiani hanno preferito buttarsi sui video di pappagallini doppiati in napoletano e bambini che cadono dal seggiolone proposti da Antonio Ricci. Video che peraltro si possono guardare anche su YouTube. Del resto, l’intervista si preannunciava come una solenne srotolata di tappeto rosso, e che Fazio non avrebbe posto domande scomode all’inquilino dell’Eliseo, si era intuito parecchi giorni prima. Nessun quesito sui gilet gialli, sugli immigrati rispediti illegalmente al confine italiano, sulle Ong, sulla questione con i nostri vicepremier Salvini e Di Maio. Chissà se questa volta se le saranno fatte due domande, a Che tempo che fa. 

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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