Roma, 8 mag – Le coppie omosessuali che hanno avuto un figlio all’estero nato da una madre surrogata non potranno ottenere la trascrizione all’anagrafe italiana dell’atto di figliazione del bambino, anche se questa era stata riconosciuta nel paese straniero. E’ questa la decisione della Cassazione, precisando però che per le coppie gay è possibile intraprendere il percorso dell’“adozione particolare”. Il verdetto è stato pronunciato “a tutela della gestante e dell’istituto dell’adozione”.
La sentenza
Nella sentenza di oggi, le corti unite hanno respinto la domanda di riconoscimento del provvedimento che riconosceva come figli di una coppia omosessuale due minori, concepiti mediante procreazione assistita. Uno dei due uomini della coppia aveva concepito i figli con l’aiuto di due donne: la prima aveva messo a disposizione i propri ovuli mentre la seconda aveva portato a compimento la gestazione. Ebbene, gli “ermellini” hanno così ritenuto che il potenziale riconoscimento del rapporto di filiazione con l’altro “padre” della coppia “si ponesse in contrasto con il divieto della surrogazione di maternità”, previsto dall’articolo 12, comma sesto, della legge 40 del 2004 in materia di procreazione assistita, “ravvisando in tale disposizione un principio di ordine pubblico, posto a tutela della dignità della gestante e dell’istituto dell’adozione“. Concludendo, “la compatibilità con l’ordine pubblico, richiesta ai fini del riconoscimento – spiega la Cassazione – dev’essere valutata alla stregua non solo dei principi fondamentali della Costituzione e di quelli consacrati nelle fonti internazionali e sovranazionali, ma anche del modo in cui gli stessi hanno trovato attuazione nella legislazione ordinaria, nonché dell’interpretazione fornitane dalla giurisprudenza”. In questo caso quindi, il riconoscimento del rapporto tra il membro della coppia omosessuale che non ha fisicamente partecipato alla procreazione e il figlio, contrasta con la norma che vieta, in Italia, la maternità surrogata, cui la coppia è ricorsa per far nascere i figli.
Cristina Gauri