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“Gli italiani non amano la patria” è lo strumento con cui ci hanno insegnato a non amarla. C’è chi lo ha capito

by Stelio Fergola
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italiani patria

Roma, 6 mag – “Italiani e patria” è lo spunto che nasce osservando l’organizzazione di un convegno interessante di Pro Italia tenutosi ieri pomeriggio a Latina. Tema, il crollo verticale dell’istruzione pubblica e del suo ruolo formativo. Titolo creativo, dobbiamo dirlo: “D’istruzione”, che con un gioco di parole mette insieme la parola terrificante riguardante non solo la nostra scuola, ma lo stesso nostro oscuro futuro come Nazione. Non che si parli solo di patria, in questi eventi. Ma la nostra linea, come giornale, è nota a tutti. Quindi ci permettiamo di cogliere un aspetto peculiare che lo spunto del convegno “latino” potrebbe ampliare in futuro.

Italiani, patria e “D’istruzione”

Il post che descrive l’evento in un punto sottolinea esattamente il punto della questione su cui intendiamo porre l’accento. Che tipo di cittadino viene plasmato nelle scuole di quest’epoca?. Il che richiama alle numerose infangate che la cultura dominante, ben seguita in questo da quella popolare, hanno diretto agli italiani e al loro senso di patria. Quando si racconta che non siamo mai stati un popolo attaccato alla propria terra, si racconta una sciocchezza grave. Ma la convinzione che sia così non è dettata dalla storia, bensì dalla formazione. Dalla “D’istruzione”, per dirla “alla Pro Italia”. Fenomeni come il Risorgimento, la Grande Guera, il Fascismo, giganteschi per la storia patriottica di qualsiasi Paese, praticamente liquidati come se nulla fosse. Eventi importanti come il  1954, con il ritorno di Trieste  alla Nazione e le piazze affollate, deliberatamente ignorati. “Non siamo mai stati uniti” è il mantra. Ma se si parla di formazione  dei cittadini, come l’evento D’istruzione ha cercato di fare (occupandosi ovviamente dell’argomento in senso tout court, non soltanto riferito al tema di nostro interesse) si imbocca una strada ontologicamente corretta.

Un solo avviso: la scuola di oggi non conterebbe nulla anche se fosse valida

La triste verità da affrontare è anche questa. La scuola, in un mondo normale, dovrebbe essere la prima e fondamentale fonte di formazione del giovanissimo cittadino italiano. Nel mondo del 2024, che normale non è affatto, viene letteralmente cannibalizzata dalla cultura pop di massa, dai contenuti audiovisivi (cinema, serie tv o videoclip che siano). Per cui, anche immaginando un apparato dell’istruzione assolutamente efficiente e in grado di formare l’italiano del futuro a valori essenziali per qualsiasi comunità, come quelli – oltre che della cultura e della preparazione – della patria, dell’amor proprio, dell’identità, dell’orgoglio e della difesa di sé, esso verrebbe smentito in men che non si dica da tutto il resto. Ciò non toglie che sarebbe già un enorme punto di partenza. Almeno per iniziare a costruire un contrasto, una barriera, un argine concreto. Non sono in molti ad averlo capito: chi ha organizzato il convegno a Latina ieri sì. Per il momento. Gliene va dato atto, sperando che l’approccio si intensifichi e si diffonda anche verso altre realtà.

Stelio Fergola

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