Roma, 17 mar – La cura del Covid basata esclusivamente sulle famigerate «tachipirina e vigile attesa» e sulle terapie ospedaliere quando la situazione precipita (e spesso non c’è più nulla da fare) è stata «una strategia errata» ed «è il momento di cambiare rotta. Molti medici se ne stanno rendendo conto».
A dirlo, intervistato dalla NuovaBq è il dottor Paolo Martino Allegri, uno dei fondatori di IppocrateOrg, la realtà di medici che da circa un anno si impegnano nella cura precoce e domiciliare dei casi di Covid. La terapia messa a punto da IppocrateOrg, analogamente a quella stilata dai Medici in prima linea del dottor Mangiagalli, prevede la somministrazione di tutti quei medicinali messi all’indice dai virologi «mainstream», come l’idrossiclorochina e l’Azitromicina.
I numeri danno ragione ai medici di IppocrateOrg
E i numeri danno ragione ad Allegri: «le cure domiciliari precoci funzionano. Dobbiamo incentivarle per svuotare le terapie intensive. La politica ne deve prendere atto». Allegri racconta dei suoi inizi «in trincea» contro il Covid. «Fino a 10 anni fa ero il pediatra di Vo’ Euganeo, dove sono comparsi i primi casi di Covid nel Veneto. Non si sapeva come muoversi. Alcuni genitori di miei ex-pazienti, con polmoniti documentate alla TAC, si trovavano segregati in casa praticamente senza cure ed è così che ho iniziato». Proponendo dosi di «vitamina D, di cui conoscevo gli effetti di rinforzo delle difese immunitarie. Con mia grande sorpresa, questi pazienti miglioravano rapidamente la loro saturazione di ossigeno».
Nascita di IppocrateOrg
IppocrateOrg, prosegue Allegri, nasce «Da un’intuizione geniale del fondatore, Mauro Rango, italiano che vive nelle isole Mauritius. Lì il coronavirus è stato debellato rapidamente all’inizio, utilizzando farmaci come l’Azitromicina, l’Idrossiclorochina o il Cortisone. Qui in Italia la gente moriva come le mosche». Fu così che lanciò un appello «ad un gruppo di amici, appello che divenne rapidamente virale. Da novembre è iniziata l’attività di assistenza da parte dei medici di IppocrateOrg, i quali rispondono alle richieste di aiuto inoltrate via mail dai pazienti».
Oltre 6mila casi trattati, morti azzerate
I risultati delle cure fornite da IppocrateOrg, assicura il medico, «sono eccellenti». Ad oggi, dati alla mano, «abbiamo ampiamente superato il numero di 6.000 casi trattati. Di questi solo una esigua percentuale ha avuto bisogno transitoriamente di cure ospedaliere, ma sono le persone che si sono rivolte a noi tardivamente». La chiave della strategia sta nell’intervento precoce. «La mortalità dei pazienti che seguiamo è praticamente azzerata: tra coloro che abbiamo assistito entro una settimana dalla comparsa dei sintomi non abbiamo avuto nessun decesso».
Curare a domicilio, quindi, si può e si deve. Il prezzo da pagare per non aver incentivato le cure domiciliari è altissimo. «Curare il Covid a domicilio è molto più facile di quanto non si creda. Purché si intervenga precocemente, come ho già detto», spiega. «La mia paziente più anziana già guarita ha 95 anni, mentre ne ho presa in carico ieri un’altra che ha la veneranda età di 98 anni!».
Tachipirina sul banco degli imputati
Anche il medico di IppocrateOrg stigmatizza senza appello l’uso del paracetamolo o tachipirina: «è assodato che il suo impiego aggrava la situazione, per due ragioni. La prima è che non esplica un’azione antinfiammatoria, che è fondamentale invece nella cura di questa malattia, ma agisce solo come antifebbrile, dando al paziente la sensazione illusoria di miglioramento, mentre il virus continua a diffondersi nell’organismo. La seconda è che, per metabolizzare il Paracetamolo, si consuma il Glutatione, una sostanza antiossidante presente nel nostro corpo e che invece è fondamentale per combattere l’ossidazione causata dal virus nei tessuti».
Cristina Gauri
1 commento
Bisogna anche capire come funziona una faccenda in cui la burocrazia c’entra molto.
L’idrossiclorochina ha un sacco di controindicazioni, non era prevista per il covid e se un medico cura una malattia con un farmaco off label si espone a rischi personali in cui una causa per danni sarebbe la cosa da preferire.
Il fatto che alcuni medici “sperimentatori” abbiano seguito quotidianamente la degenza dei soggetti non è quindi solo dovuto ad amorevole cura verso i loro assistiti. Capiteammè.
Detto questo, ben venga la cura, se funziona.