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Hiroo Onoda: l’incredibile storia di onore e lotta del “soldato fantasma” giapponese

by La Redazione
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Hiroo Onoda

Roma,16 gen – Era il 16 gennaio del 2014 quando scomparve Hiroo Onoda. Ovvero “l’ultimo”, grande, disperato e per qualche insensibile perfino “comico” soldato fantasma giapponese. Si parla, per essere chiari, di quella categoria di combattenti appartenenti all’esercito nipponico che rifiutarono di obbedire all’ordine di resa ufficiale dell’Impero di fronte ai vincitori americani.

Hiroo Onoda, una vita in lotta

Onoda è il soldato fantasma giapponese per eccellenza. La testimonianza di lotta e di impegno in difesa di una Nazione ormai disperatamente votata al massacro. Nel dicembre del 1944 Onoda era stato inviato nell’isola di Lubang, nelle Filippine, e gli era stato assegnato il compito di combattere il nemico. Non doveva arrendersi a nessuna condizione, inclusa ovviamente quella della vita. Nel febbraio dell’anno dopo, poco prima della capitolazione giapponese, Lubang subì un pesantissimo attacco che sterminò i soldati giapponesi. In quattro si nascosero tra le montagne: Onoda, Kozuka Kinshichi,  Shoichi Shimada e Yuichi Akatsu. Quest’ultimo, nel 1949 sarebbe stato il primo ad abbandonare il gruppo e ad arrendersi. Onoda, com’è noto, avrebbe continuato nella sua battaglia contro il nemico per altri vent’anni insieme ai suoi compagni, lottando contro gli abitanti dell’isola “consegnati” al nemico. Una storia triste, romantica ma al tempo stesso d’esempio per il valore indomabile della lotta nelle profondità della giungla fiilippina. Un fatto che non occulterà sue notizie per diverso tempo, il che spinse il governo giapponese nel 1959 a dichiararlo morto. Niente di più sbagliato, per un leone che fu più libero di tanti altri. Se ne ebbero novità ai primi anni Settanta. La resa definitva, nel marzo 1974.

Storia d’onore e di resa inevitabile

Tecnicamente, Onoda non è “l’ultimo soldato fantasma giapponese” come in molti l’hanno definito. Questo perché, banalmente, dopo di lui sono venute altre tre “rese” illustri: Teruo Nakamura (non giapponese di nascita, sebbene originario), Kiyoaki Tanaka e Shigeyuki Hashimoto. Questi ultimi due erano a conoscenza della fine della guerra e si consegnarono soltanto nel 1989, dopo aver passato anni insieme ai guerriglieri comunisti in Malaysia. Però è indubbio che la sua figura abbia lasciato un’impronta decisiva nella storia del Sol Levante, di quell’Impero che nel secondo conflitto mondiale fu schiacciato dagli embarghi statunitensi e lottò, fino all’ultimo, per difendere la propria forza nel contesto asiatico.

 

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