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I disastri del genio Draghi

by Carlo Maria Persano
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Draghi

Quel gran genio di Draghi è appena stato premiato a Washington dai suoi amici della National Association for Business Economics (Nabe) e ancora ci ha deliziato con le sue dichiarazioni dove, facendo finta di non aver detto il contrario per anni, rinnega tutto quello che ci ha propinato sulla globalizzazione, sul sovranismo e sul sostegno di Stato alle imprese. Vediamo quanto ha detto stavolta a Washington. Dopo aver arricchito i cinesi e impoverito gli italiani con la globalizzazione, oggi ancora pontifica: «Nell’opinione pubblica occidentale si è diffusa la percezione che i cittadini fossero coinvolti in una partita falsata, in cui milioni di posti di lavoro venivano spostati altrove, mentre i governi e le aziende restavano indifferenti». E dove era Draghi quando i cinesi rubavano i brevetti, quando creavano una concorrenza sleale con gli enormi aiuti di Stato alle imprese o quando frapponevano infiniti ostacoli doganali per non fare entrare i prodotti italiani in China? Mentre a Duisburg (Germania) arrivavano 44 treni-blocco di merce cinese ogni giorno.

Ora Draghi si è accorto che un coordinamento sovranista è facile

Di nuovo Draghi ci dice da Washington: «Le richieste di coordinamento tra politiche probabilmente aumenteranno e l’indipendenza non deve significare separazione. Durante la pandemia, come quando le autorità monetarie, fiscali e di vigilanza bancaria hanno unito le forze per limitare i danni economici dei lockdown». Ahhh, quindi si è accorto che un’indipendenza sovranista può far scaturire una collaborazione tra Stati sovrani ed è quindi possibile una collaborazione e una coesistenza pacifica. Poi chiosa: «Deve esserci un percorso fiscale chiaro e credibile». Esattamente il contrario di quello che succede nella sua UE con i paradisi fiscali in Eire, Olanda, Lussemburgo, etc. dove fioccano le holding fiscali delle aziende degli industriali italiani di sinistra.

Infine si è accorto che lo Stato deve sostenere l’impresa

Prima stava sul Britannia dove hanno programmato la distruzione dell’industria pubblica e oggi da Washington ci parla di «una regolamentazione finanziaria che supporti la riallocazione di capitale e l’innovazione, politiche della concorrenza che facilitino gli aiuti di Stato laddove siano giustificato, con un costo del capitale sufficientemente basso per anticipare la spesa per gli investimenti, con una regolamentazione finanziaria che supporti la riallocazione di capitale e con l’innovazione, e con politiche della concorrenza che facilitino gli aiuti di Stato laddove siano giustificati». Se si leggesse senza guardare chi parla, sembrerebbe un qualsiasi economista del ventennio. Ma Draghi ha forse perso il senso del ridicolo? Non si ricorda più chi era e chi sono ancora i suoi amici?

Quindi adesso si ricicla e dovremmo scordare tutto quello che ha combinato?

Il main stream mondiale lo fa passare per il loro genio della lampada ma qui si è vista solo una carriera costellata di disastri. Contiamoli:

  1. Insieme ai suoi amici Ciampi e Prodi ci ha portato nell’Euro firmando i trattati di Lisbona dove era presente un’espressa clausola frega-italiani, ovvero la proibizione assoluta di poter stampare una seconda valuta interna parallela. Altrimenti come faceva a riprendersi la Germania caduta nel 1993 in una stagnazione senza via d’uscita?
  2. L’operazione di acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, quando Draghi era direttore alla Banca d’Italia, preposta a sorvegliare le operazioni disastrose. E così ancora per le operazioni Alexandria e Santorini sui derivati. Con il gran finale dei crediti concessi con svagatezza da Mps ad alcuni clienti (amici di sinistra?). Per un buco totale di 22 miliardi.
  3. Da primo ministro fa arrivare 9 miliardi alle aziende dei Benetton dopo il crollo del ponte Morandi, senza aspettare l’esito del processo che potrebbe condannare quelle aziende.
  4. Sempre da primo ministro eroga 6,5 miliardi a Stellantis e gli Elkann, in piena pandemia, usano quei miliardi per pagarsi i dividendi da plusvalenze. Mente ristoratori, baristi e artigiani facevano la fame.
  5. Sempre da primo ministro accontenta Conte con la legge dei super bonus edilizi, sbagliano i calcoli tra 3 miliardi di costo stimato e 135 miliardi di costo effettivo. E’ solo un incapace a fare i conti? Forse, ma le banche che dovevano scontare quelle fatture avvertivano delle cifre stratosferiche in gioco e quindi poteva intervenire anche dopo. C’è da pensare che ha fatto finta di niente? C’è da pensare che voleva forse farsi eleggere presidente della repubblica e i voti degli sciamannati di Conte gli servivano e quindi si è stato zitto?

Come si vede, sono cinque disastri di natura epocale e ora si sente dire che Draghi è un candidato per la prossima Commissione Europea. Facile dire: “Se lo tengano”. Ma c’è il dubbio che riesca a danneggiare gli italiani anche da Bruxelles.

Carlo Maria Persano

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