Home » Il Deportivo Italia: breve storia del piccolo Maracanazo

Il Deportivo Italia: breve storia del piccolo Maracanazo

by Marco Battistini
0 commento
Deportivo Italia

Roma, 3 mar – Vi abbiamo raccontato l’estate scorsa di quella volta che due italiani – Ghiggia e Schiaffino – fecero piangere (se non peggio) l’intero Brasile. Il 16 luglio 1950 si compiva una delle maggiori tragedie sportive della secolare storia del calcio. Il secondo titolo iridato della Celeste non fu però l’unica occasione in cui i connazionali d’oltreoceano hanno giocato un brutto scherzo al tifo carioca. Dalle selezioni alle società, il Primato Calcistico odierno risponde al nome del Deportivo Italia, modesta compagine venezuelana artefice del piccolo Maracanazo.

Gli anni d’oro: la gestione D’Ambrosio

Fondato nel 1948 dalla colonia italiana di Caracas, nel giro di un decennio gli azzurri – questo il colore delle maglie – diventano la squadra migliore del Venezuela. Ma è nel periodo 1961-1972 che, al ritmo di (quasi) un trofeo all’anno, entrano di diritto nella storia del pallone sudamericano. Merito di due salernitani, ossia i fratelli D’Ambrosio: Mino, responsabile della parte tecnica, e Pompeo – addetto alle finanze. Quest’ultimo – tenente dell’Esercito italiano, prigioniero dei britannici nella battaglia di El Alamein – nel dopoguerra è tra i fondatori della locale sezione del Movimento Sociale Italiano. Trasferitosi oltreoceano diventerà un importante imprenditore (molto attivo anche nella solidarietà con i propri connazionali).

Nei vent’anni di gestione della famiglia campana si possono contare quattro campionati vinti e tre coppe del Venezuela. La morte di Mino (1980) coincide con la fase calante, culminata poi con le crisi economiche degli anni ‘90. La storia degli azules termina nel 2010, per via del cambio di denominazione in Deportivo Petare.

L’impresa del Deportivo Italia: il piccolo Maracanazo

Ma torniamo al Deportivo Italia e all’impresa del piccolo Maracanazo. Il 3 marzo 1971 gli azzurri del Mar dei Caraibi sono impegnati in Copa Libertadores contro il Fluminense. Non di certo una gara di cartello per la tifoseria di casa – 26.000 spettatori sono un nulla nell’iconico stadio dalla pianta circolare. Anche perché, giusto due settimane prima i carioca avevano regolato gli avversari con uno schiacciante 6-0 esterno.

Poco più di un allenamento quindi per chi di lì a breve si trasformerà nella Maquina Tricolor? Sbagliato, perché nonostante il netto precedente e l’oggettiva supremazia tecnica, gli uomini di Mario Zagallo (tra le altre cose storico commissario tecnico della nazionale verdeoro) non sfondano. Mentre i giocatori di movimento piazzano la più classica delle corriere davanti alla porta difesa da Vito Fassano, l’estremo difensore (nato a Bari nel 1940) abbassa anche la saracinesca.

Il “premio” del Palmeiras

Ma – come l’italica scuola insegna – non c’è catenaccio senza letale ripartenza. Ecco che a metà ripresa il più classico dei contropiedi frutta un calcio di rigore. La massima punizione, trasformata da Manuel Tenorio, decide la disputa. Facendo calare, ancora una volta, il silenzio sul Maracanã. Il risultato favorì così l’altra brasiliana del gruppo 3, ovvero il Palmeiras. Secondo la leggenda il presidente dei Verdão ringraziò l’undici di Caracas con un corposo assegno. O meglio, una borsa zeppa di contanti. Per il quotidiano della capitale El Universal si era appena compiuta “la vittoria più prestigiosa della storia del calcio venezuelano”. Il Deportivo Italia aveva scritto la pagina del piccolo Maracanazo.

Marco Battistini

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati