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“Per noi la guerra non è finita”. I lupi della foresta, i combattenti baltici che non si arresero mai

by La Redazione
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Roma, 26 mag – L’edizione italiana del libro di memorie di Ingo Pettersson, “I lupi della Foresta. Con i combattenti baltici per la libertà 1947-1950”, è uscita nel 2014 come terza produzione della Vaterland s.a.s., società editoriale costituita dall’amico Alberto Manca di Solarussa (Oristano), che pubblica con le sigle L’Assalto e Il Maglio. Il titolo originale dell’opera è “Die Waldwölfe – Unter baltischen Freiheitskämpfern”. La prima edizione del libro risulta essere quella del 1973 a cura della Verlag K.W. Schütz di Göttingen, storica casa editrice fondata dopo la Seconda Guerra Mondiale da Waldemar Schütz, già membro della Waffen SS (Divisione Leibstandarte Adolf Hitler) con il grado di Capitano (SS-Hauptsturmführer). La presente edizione italiana, curata da Roberta Ferrari, si basa sull’edizione tedesca del 2009, pubblicata dalla Deutsche Stimme Verlag – la casa editrice del Nationaldemokratische Partei Deutschlands – con sede nella cittadina sassone di Riesa. L’introduzione reca la firma di Alberto Rosselli, giornalista e saggista storico noto per aver pubblicato numerosi studi di storia delle relazioni internazionali, in particolare La resistenza antisovietica e anticomunista in Europa orientale 1944-1956 (Settimo Sigillo, Roma 2004), opera di cui ben 50 pagine (su un totale di 156, riguardanti tra l’altro la resistenza anticomunista in Ucraina, Romania, Croazia, Slovenia e Albania) sono dedicate proprio all’insorgenza antisovietica nei Paesi Baltici.
L’autore Ingo Pettersson, al secolo Frithjof Elmo Porsch, nato nel 1924 a Hamborn nel Land Nordrhein-Westfalen, figlio di un Ufficiale di Marina, nel 1941 entrò nella Waffen SS prestando servizio nella Divisione Totenkopf. Raggiunto il grado di Tenente (SS-Obersturmführer), passò un anno di prigionia nelle mani dei Sovietici prima di tornare nella zona della Germania occidentale occupata dai Francesi. Qui iniziano le rocambolesche vicende descritte ne I lupi della foresta, che è un tipico prodotto della memorialistica della Seconda Guerra Mondiale, a metà strada tra il documento storico e il romanzo, genere diffuso soprattutto nell’area francofona (Saint Loup, Saint-Paulien, Jean Mabire).
I Baltici, antichissimo popolo indoeuropeo, erano insediati fino al XIII secolo in un’area molto più vasta di quella occupata attualmente dai loro discendenti, sia a est che a sud. La Prussia, come è noto, prese il nome da un antico popolo baltico, estintosi a seguito della conquista dei Cavalieri Teutonici. Fu proprio la spinta espansionistica germanica a stimolare la formazione, per scopi difensivi, prima del Granducato di Lituania – tra l’altro ultimo Stato europeo ad abbandonare la religione pagana – poi dell’Unione Polacco-Lituana (1386) e infine della Confederazione Polacco-Lituana (1569), venuta meno solo con l’ultima spartizione della Polonia nel 1795 e con l’inizio della dominazione della Russia Zarista. La Lettonia, il cui nucleo originario era l’antica Livonia, fu precocemente spartita tra Ordine Teutonico, vescovado e municipio tedeschi di Riga, per poi passare interamente sotto l’Ordine Teutonico, poi sotto la Svezia (1621-1721) e infine sotto la Russia Zarista. L’Estonia è l’unico tra i tre Paesi Baltici ad appartenere al gruppo linguistico ugro-finnico anziché a quello baltico indoeuropeo, ma geneticamente gli Estoni sono i parenti più vicini dei Lettoni e dei Lituani. L’Estonia ha sempre seguito le sorti della Lettonia, prima sotto l’Ordine Teutonico, poi sotto la Svezia e infine sotto la Russia Zarista. Sia in Estonia che in Lettonia era presente fino alla Seconda Guerra Mondiale una cospicua minoranza di Tedeschi del Baltico, formatasi nel Medio Evo e composta da proprietari terrieri, mercanti e artigiani, che contava alla fine dell’Ottocento ancora tra il 5% e il 7% della popolazione dei due paesi. A Riga, ancora nel 1867, il 42,9% della popolazione era di lingua tedesca. A seguito del Trattato di Brest-Litovsk del 3 Marzo 1918 e della costituzione del Oberbefehlshaber der gesamten deutschen Streitkräfte im Osten, i Paesi Baltici furono occupati dal Reich guglielmino fino alla cessazione delle ostilità con l’armistizio del 1918. In quel periodo proclamarono la loro indipendenza, nell’ordine, la Lituania il 16 Febbraio 1918, l’Estonia il 24 Febbraio 1918 la Lettonia il 18 Novembre 1918. A seguito del Patto Molotov-Ribbentrop del 23 Settembre 1939, dopo 20 anni di indipendenza i Paesi Baltici furono annessi dall’U.R.S.S.. Con la dichiarazione di Welles del 23 Luglio 1940, gli U.S.A. notificarono all’U.R.S.S.. che essi non avrebbero mai considerata legittima tale annessione. I Paesi Baltici passarono sotto il controllo tedesco dopo l’invasione germanica dell’U.R.S.S., iniziata il 22 Maggio 1941. Molti Estoni, Lettoni e Lituani, nella speranza di potersi liberare definitivamente dal giogo sovietico, accettarono di collaborare con la Germania, arruolandosi nelle forze ausiliarie e nella Waffen SS.
Nel maggio 1945, dopo che i Tedeschi avevano perso quasi tutto il territorio baltico tra l’agosto e il dicembre 1944, la sua occupazione fu completata dai Sovietici con la capitolazione del c.d. ridotto di Curlandia. I Sovietici iniziarono da subito la collettivizzazione delle terre, con il trasferimento nei Paesi Baltici di coloni provenienti da tutte le Repubbliche dell’U.R.S.S. e l’oppressione dell’identità nazionale, linguistica e religiosa dei Paesi Baltici. E’ a questo punto che si sviluppò il movimento dei Fratelli della Foresta, che operò dal 1945 al 1956 e arrivò a mobilitare 100.000 Lituani, 40.000 Lettoni e 30.000 Estoni. Erano numeri ingenti, su una popolazione complessiva di circa 6 milioni di abitanti nei tre Paesi Baltici. La Resistenza, ormai senza speranza già dal 1950, entrò nella fase conclusiva a partire dal 1953, quando a seguito della morte di Stalin e del relativo disgelo Est-Ovest, vennero meno gli aiuti occidentali destinati ai Fratelli della Foresta. Nell’arco di 10 anni, la Resistenza ebbe 50.000 caduti, mentre centinaia di migliaia di Baltici subirono la deportazione in Siberia.
Il contesto narrativo del libro si colloca in questo scenario, in mezzo alle rovine dell’Europa post-bellica. E’ ormai calata la cortina di ferro che divide l’Europa tra le potenze occidentali (U.S.A., Regno Unito e Francia) dall’U.R.S.S. e taglia in due una Germania umiliata, esausta e ormai divisa in zone di occupazione, in cui la manodopera locale lavora per gli eserciti alleati e le donne tedesche allietano con la loro compagnia le truppe di occupazione. Il protagonista, recatosi a Potsdam per incontrare alcuni familiari, viene arrestato dagli agenti del NKVD e deportato verso la Siberia. A causa di un incidente ferroviario, riesce a fuggire e si unisce ai partigiani della resistenza antisovietica baltica, in buona parte ex militari che avevano prestato servizio come ausiliari della Wehrmacht o nelle fila della Waffen SS. Dopo svariate vicende, in cui l’autore «ci descrive con maestria e partecipazione, attraverso queste splendide pagine, l’epopea dei Combattenti baltici per la libertà», il protagonista torna ancora una volta in Germania con altri volontari lettoni cercando di ottenere, senza successo, l’appoggio occidentale per la Resistenza baltica. Dopo un ultimo e glorioso periodo di lotta in Lettonia, il reparto cui appartiene il protagonista torna a Occidente, chiudendo così una gloriosa pagina di storia.
Il volume, pur narrando fatti risalenti alla metà del secolo scorso, è di stretta attualità per l’importanza assunta dai Paesi Baltici a seguito dell’indipendenza conseguita dopo il crollo dell’U.R.S.S. (Estonia, 20 Agosto 1991; Lettonia, 21 Agosto 1991; Lituania, 6 Settembre 1991). Le tre Repubbliche Baltiche hanno aderito alla N.A.T.O. il 29 Marzo 2004 e alla U.E. il 1° Maggio 2004. L’Estonia (1° Gennaio 2011), la Lettonia (1° Gennaio 2014) e la Lituania (1° gennaio 2015) hanno adottato l’Euro come propria valuta. Del resto le tre repubbliche avevano già dal 2004-2005 un tasso di cambio fisso con l’Euro. In questo quadro, l’ostilità con la Russia è rinfocolata dai sopra esposti motivi geopolitici e dalla situazione delle minoranze russe (26,9% in Lettonia, 14,29% in Estonia, 6,3% in Lituania). Le vicende della collaborazione con la Waffen SS e l’insorgenza dei Fratelli della Foresta sono sovente occasione di cerimonie commemorative che a volte suscitano l’ostilità dei Russi. Il crescente ruolo economico, diplomatico e militare della Russia di Putin, il rinfocolarsi delle tensioni russo-americane e il generale atteggiamento aggressivo della NATO sui confini della Federazione Russa non mancheranno sicuramente, nel giro di poco tempo, di avere le loro ripercussioni anche sulle sponde del Baltico.
Carlo Altoviti

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