Roma, 20 feb – Si allunga la lista di Paesi che hanno deciso di boicottare i prossimi mondiali di pugilato femminili che si terranno in India a Nuova Dehli dal 15 al 31 marzo. Oltre a Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Repubblica Ceca, Svezia e Irlanda, anche le federazioni di Olanda e Svizzera hanno deciso di ritirare i propri atleti. Il motivo è la presenza delle nazionali di Russia e Bielorussia.
I tentativi di boicottare i mondiali di pugilato
L’Iba è la federazione che gestisce i più importanti eventi di boxe dilettantistica, tra cui le Olimpiadi, ha scelto di non estromettere i pugili russi e bielorussi dalle proprio permettendo loro di gareggiare normalmente, quindi anche con la bandiera e l’inno del proprio Paese. Una decisione che ha scatenato le critiche di diverse federazioni nazionali, che invece ne chiedevano l’estromissione a causa della guerra in Ucraina. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati Olanda e Svizzera, che si sono aggiunti a Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Repubblica Ceca, Svezia e Irlanda, optando per unirsi al boicottaggio dei mondiali Iba femminili. Si attende una presa di posizione simile anche per i mondiali maschili, i quali sono si disputeranno in Uzbekistan dall’1 al 14 maggio. Negli scorsi mesi l’Iba era stata attenzionata dal Cio a causa del rinnovo di una partnership con il colosso russo dell’energia Gazprom, con tanto di minaccia di esclusione dell’Iba dalle Olimpiadi di Parigi 2024.
Quale decisione per Parigi 2024?
Nel frattempo, si scalda la discussione sulla partecipazione o meno di Russia o Bielorussia alle prossime Olimpiadi, con il Cio che sembrerebbe intenzionato a consentire la partecipazione di atleti russi e bielorussi sotto bandiera neutrale. Una misura che non sembrerebbe bastare all’Ucraina e ad altri Paesi europei come Lettonia ed Estonia, o anche all’Unione Europea, i quali invece ne chiedono l’esclusione. Un caso simile era accaduto anche lo scorso anno per le Paralimpiadi di Pechino, quando l’Ipc era stato costretto a un dietrofront all’ultimo revocando la possibilità agli atleti russi e bielorussi di gareggiare seppure senza simboli nazionali.
Michele Iozzino