Roma, 14 gen – Quasi 200mila casi ogni anno, con effetti se non mortali spesso gravemente invalidanti. Parliamo dell’ictus, patologia acuta e subdola che è la terza causa di morte in Italia dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Ma da oggi, grazie ad una ricerca tutta italiana, una nuova misura di prevenzione dell’accidente cerebro-vascolare sembra essere a portata di mano.
Lo studio, coordinato da un’equipe dell’università La Sapienza di Roma in collaborazione con il Policlinico Umberto I, ha analizzato per anni l’enzima Nox2, responsabile dell’ispessimento dell’arteria carotide, provocandone l’occlusione e dunque l’ictus. Se però l’enzima “killer” viene tenuto sotto controllo – o addirittura disattivato – è possibile, spiegano i ricercatori, evitare o quanto meno ridurre la sclerotizzazione arteriosa e così abbattere sensibilmente le statistiche di mortalità.
La sperimentazione sugli animali ha già dimostrato una riduzione della placca arteriosclerotica della carotide del 30%, numeri che fanno trapelare un certo ottimismo anche se per l’utilizzo umano un farmaco ancora non è disponibile: “I tempi non sono lunghissimi, in pochi anni potremmo ottenere grandi risultati“, spiega comunque Francesco Violi, primario della Prima clinica medica all’ospedale romano. “Sicuramente servirà un farmaco – continua Violi – ma non ci sono ancora case farmaceutiche che se ne stanno occupando”, anche se “abbiamo già messo a punto il metodo per misurare l’enzima nel sangue, lo stiamo brevettando e fra poco si potrà usare”.
Nicola Mattei