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Il grande ritorno della “Mentanata”

by Stelio Fergola
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mentanata

Roma, 19 apr – Anni fa, quando pubblicavo sul giornale che fondai insieme ad altri stimati colleghi e anici, conosciuto come Oltre la Linea, coniai un termine.  O quanto meno, venne in mente a me in questo modo, non so se qualcun altro lo avesse usato, il che è ovviamente possibile. Quel termine era “mentanata”. Chi leggeva Oltre lo ricorderà senz’altro. Per gli altri, è doverosa una spiegazione.

L’intervento contro le stupide polemiche sinistre

La “Mentanata” viene da Enrico Mentana, ovviamente, e non dalla cittadina laziale. Sì, parliamo proprio del direttorissimo che tutti vorremmo avere come nostro mentore. Nei nostri incubi, ovviamente. Lo spunto viene proprio dall’ultima uscita del direttore del Tg La7, che interviene sulla polemica ridicola innescata dalla sinistra sull’inesistente Rai “di destra” a trazione meloniana. Un delirio che ha avuto diverse manifestazioni, tra cui l’ultimo pezzo del mai troppo criticato Gad Lerner.  “Stranamente”, Mentana è intervenuto per bastonare la sinistra sul tema. Queste le parole: “Se uno se ne va dalla Rai quando comanda il centrosinistra si dice in un modo, quando comanda la destra si dice in un altro. Lavorerei molto volentieri in una rete televisiva con Amadeus, ma non mi immagino una Rai povera senza di lui. Negli anni ’80-’90 Mike Bongiorno, Raffaella Carrà, Pippo Baudo, Corrado hanno lasciato la Rai per andare a Mediaset. Da quando esiste il mercato esiste l’attrazione per il privato che non deve parametrare i compensi, rendere conto del canone, ha più velocità decisionale perché non ha la politica come editore”. Non solo. Il direttore attacca duramente pure Luciano Canfora sulla querela a lui diretta da Giorgia Meloni: “Io lo avrei fatto per molto meno”, dice. Incredibile, il guru del giornalismo di sinistra dà ragione alla destra. Peccato che non sia incredibile, per chi conosce bene il soggetto in questione.

La “Mentanata”, come dare una pacca sulla spalla e illudere di ascoltare

Arriviamo al punto: cos’è la “mentanata”? Dicesi mentanata un atteggiamento di approvazione fasulla verso un pensiero ostativo di quello dominante e dogmatico, Insomma una deviazione sulla strada immutabile del pensiero unico. Con una caratteristica precipua: quella di essere del tutto isolata. La mentanata, insomma, è una pacca sulla spalla per acquietare il tuo animo dopo averlo turbato in ogni modo: con l’antifascismo, con l’europeismo, con il filoamericanismo e il “filoisraelismo”, il filocovidismo e il filoimmigrazionismo. Mentana, che della mentanata è un maestro, ha costruito la sua fama di presunto giornalista obiettivo esattamente così, soprattutto nei decenni precedenti all’esplosione dei social network. E a cascarci sono stati in tanti. Da ragazzo ci ero cascato anche io. Era da un po’ che non riemergeva una mentanata di questo livello: addirittura doppia, dando ragione non solo alla destra ma addirittura a Giorgia Meloni contro Canfora. Ovviamente, la mentanata non sposta assolutamente nulla di concreto ed è solo un gioco delle tre carte dialettico: il direttorissimo si era schierato una volta contro Giuseppe Conte dopo aver fatto da megafono alle sue politiche nel tempo della pandemia, nello stesso periodo aveva criticato l’Unione europea per i mancati sostegni finanziari alle economie in difficoltà pur essendo da sempre un filo-Bruxelles. Così ha fatto in questo caso: prendere qualche applauso tra i dissidenti di destra e magari “raccogliere” pure qualche fan. Perché è quello lo scopo della mentanata: raccogliere, ogni tanto, l’approvazione del dissidente e illuderlo di svolgere il proprio mestiere in modo obiettivo. Cosa ovviamente falsissima, visto che lo stesso Mentana è un alfiere assoluto della propaganda culturale dominante, non solo in Italia ma nell’intero Occidente. Magari però il dissidente di turno ci casca, attratto e meravigliato dal commento una volta tanto non a lui ostile: “Incredibile, sono d’accordo con Mentana”, esclama. Ignaro di quella che, nella carriera del suddetto cronista, è una vera e propria arte del raggiro.

Stelio Fergola

 

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