Roma, 26 lug – Il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana (Lega) ha deciso di usare il pugno duro contro la pratica – avallata dalla magistratura italiana, che più volte ha deciso di sostituirsi al legislatore – di riconoscere i figli avuti all’estero tramite pratiche come la maternità surrogata. Un vero e proprio cambio di rotta rispetto all’elevata tolleranza, per non dire accondiscendenza vera e propria, mostrata sul tema dal precedente esecutivo.
“Rilevo – ha spiegato nel corso di un’audizione alla Commissione Affari sociali della Camera – come l’attuale assetto del diritto di famiglia non possa non tenere in conto di cosa sta accadendo in questi ultimi mesi in materia di riconoscimento della genitorialità, ai fini dell’iscrizione dei registri dello stato civile di bambini concepiti all’estero da parte di coppie dello stesso sesso facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento e che tali dovrebbero rimanere”. Il riferimento del ministro Fontana è alla maternità surrogata, alias “utero in affitto”, e alla fecondazione eterologa, pratiche vietate (la seconda solo per le coppie omosessuali) in Italia ma diffuse nel mondo e a cui hanno fan ricorso molte coppie gay per poter avere dei bambini.
Leggi anche – Aborto, “diritti” e libertà: quel magnifico eretico del ministro Fontana
Le parole di Fontana hanno subito trovato il plauso anche del ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Fino a quando io sarò ministro gameti in vendita ed utero in affitto non esisteranno come pratica, sono reati. Difenderemo in ogni sede immaginabile il diritto del bambino di avere una mamma ed un papà”.
Nicola Mattei
Il ministro Fontana: "No a riconoscimento dei figli di coppie gay"
213