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Il sistema dominante che fa la vittima: il ridicolo appello in difesa di Canfora

by Stelio Fergola
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Luciano Canfora

Roma, 11 apr – Luciano Canfora non va difeso, va contestato fermamente. Sì, si parte da un giudizio di valore, perché è il risultato di un’analisi di un’ovvietà addirittura scandalosa, nonostante i giri di parole penosi del Fatto Quotidiano per giustificare l’ingiustificabile, ovvero la difesa dello storico dall’accusa di diffamazione proveniente da Giorgia Meloni.

Il penoso appello di chi comanda e la tecnica del vittimismo

Chi comanda fa la vittima, da sempre. Nell’imporre l’anti-patriottismo, l’immigrazionismo, e perfino la demonizzazione del fascismo, non certamente una novità ma che raggiunge vette di idiozia maggiore quando tirata in ballo casualmente, ovvero quasi sempre. In questo caso ottanta intellettuali, tutti rigorosamente sistemici o nella migliore delle ipotesi aspiranti tali, giocano a fare le vittime. Chiedendo la difesa di un rappresentante del pensiero unico dominante. Solito schema, visto altre volte. Che in una circostanza simile merita una sola risposta: i lanci di pomodori.E no, non ci inganna la retorica da martiri alla Brancaleone: “Per l’Italia, per l’Europa”. Ma per favore.

Le idiozie di Canfora

Ne ha dette tante, Luciano Canfora. Non perché non sappia, ma probabilmente perché è in malafede. Il che forse è anche peggio. Il “neonazista” riferito a Giorgia Meloni è solo l’ultima scemenza. Anni fa il superprofessore aveva detto, ospite da quell’altro antisistema di cartone passato a miglior vita di Andrea Purgatori che “il razzismo è l’essenza del fascismo, la sua ragione primaria”. Una sparata così ignorante che non andrebbe neanche smentita, visto che il fascismo come fenomeno ideologico praticamente non si occupa del tema fino alle sciagurate leggi del 1938, leggasi il pretesto unico dell’antifascismo odierno, da teatro e antistorico, per inventare deliberatamente ideologie e visioni del mondo. Che poi il fascismo abbia ad un certo punto imboccato certe strade è innegabile, ma è diverso dal definire “essenza del fascismo” qualcosa che essenza non era (e basta leggere proprio il punto 4 dello stesso Manifesto sulla Razza per saperlo: un razzismo piuttosto curioso, quello che non presuppone la superiorità di una etnia su altre, come si legge testualmente nel documento). Poi una delle ultime sparate fu contro Matteo Salvini, definito anche lui come qualcuno che imitava Mussolini, con a corredo ennesima sciocchezza da commedia: “In lui rivedo il fascismo”. E quando mai no, caro Canfora.

Insomma, a conti fatti lo storico si comporta come un Antonio Scurati o un Gianrico Carofiglio qualsiasi. Se vuole perdere di dignità in favore della popolarità a sinistra sono affari suoi, ma a queste condizioni non merita alcuna difesa intellettuale: solo critiche sacrosante. Altro che barricate farlocche “per l’talia, per l’Europa e per la libertà di pensiero”. Può dire quello che vuole il signor Canfora, ma poi deve assumersene la responsabilità.

Stelio Fergola

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