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Il viaggio segreto di Helmut Kohl nella Ddr: era il 27 maggio 1988

by Stelio Fergola
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Kohl viaggio Ddr

Roma, 27 mag  – Helmut Kohl, noto alla storia come il cancelliere della riunificazione tedesca del 1990, era un prosecutore della cosiddetta Ostpolitik, ovvero la politica di distensione verso la Ddr (Repubblica democratica tedesca) e in generale il blocco a guida sovietica oltrecortina. La sua Germania federale aveva sempre avuto un atteggiamento simile, tradizionalmente. Anche perché il contesto geopolitico, già di per sé teso per i difficli rapporti tra Est e Ovest, non le permetteva di incendiare ancora di più animi in tribolazione, tra giochi di spie e continui raffronti o rapporti di forza. Tuttavia di Kohl c’è una storia suggestiva che merita di essere raccontata: riguarda un suo “viaggio segreto” proprio nella Ddr, cioè nella Germania comunista, successivamente alla sua terza elezione nel 1987. Era il 27 maggio 1988 quando il cancelliere oltrepassò il muro avendo cura di non essere notato…

Kohl e il viaggio segreto nella Ddr

Esiste una folta letteratura tedesca su questo episodio. Per chi volesse contenuti un po’ più alla mano, si può citare il ricco documentario di Arte in lingua originale, ma sottotitolato in italiano, che racconta i dettagli di questa storia un po’ “cinematografica”. In ogni buon film di spionaggio che si rispetti lo scenario prediletto è quello notturno, condizione ideale per non essere riconosciuti. Invece, il viaggio segreto di Kohl nella Ddr avvenne in pieno giorno, di venerdì, con protagoniste collaterali due Mercedes-Benzprovenienti che da Ovest si affacciano al valico di Wartha-Herleshausen, cioè lungo il confine di Stato fra Bundesrepublik e Repubblica democratica tedesca.  Le autorità della Germania comunista le fanno passare su una corsia preferenziale, riconsegnando dopo tre minuti i passaporti timbrati ai viaggiatori. Il cancelliere tedesco era a bordo di una delle due auto e supera i poliziotti di frontiera insieme alla moglie Hannelore, il figlio Peter, l’autista Seeber e un paio di guardie del corpo.

Un “colpo di Stato” silenzioso?

Viene formulata da decenni questa ipotesi, beninteso che il viaggio fu ovviamente compiuto in pieno accordo con il leader della Ddr Eric Honecker. Questo perché il capo comunista, che avrebbe visitato ufficialmente la Repubblica Federale Tedesca nella primavera del 1989, non voleva replicare lo sgradito riscontro che la folla diede in occasione della visita – quella, ufficiale – di un altro cancelliere tedesco nel 1970: Willy Brandt. Troppa esultanza, troppa accoglienza calorosa. Mediaticamente l’affare era stato un disastro. Così, mentre Kohl non aveva intenzione di onorare “ufficialmente” la Ddr, ma intenzionato a visitarla indisturbato, Honecker si preoccupava di fomentarne le tentazioni popolari occidentali. In questo, gli interessi dei due leader, in teoria opposti, finirono quasi per coincidere.

Kohl insistette per visitare, in quei tre giorni, diverse città della Ddr senza troppi intoppi: la prima fu Gotha, seguita Erfurt, poco dopo l’arrivo, nel pomeriggio di quel venerdì. Tuttavia, il viaggio significò un ulteriore indebolimento del servizio segreto della Stasi in quella fase finale del comunismo tedesco, dal momento che il suo potere pressoché assoluto venne messo in discussione da necessità di equilibrio dipkomatico nell’evidentemente già traballante contesto della cortina di ferro. Tutto ciò che la Stasi sapeva era che Kohl avrebbe pernottato a Dresda e a Weimar, andando a vedere una partita di calcio e uno spettacolo d’opera. Ma sui suoi spostamenti fu all’oscuro, limitandosi a seguire il cancelliere. Un fatto non da poco per un servizio segreto di quella portata.

Stelio Fergola

 

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