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In Italia è sparita una pianta da frutta su cinque: così il Made in Italy si fa “fregare” dalla Cina

by La Redazione
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Italia Cina frutta

Roma, 3 mag – Le piante da frutta scompaiono e l’Italia si fa “fregare” dalla Cina. È quanto emerge dall’allarme lanciato da Coldiretti e pubblicato dall’Agi.

In Italia scompaiono le piante da frutta, mentre la Cina guadagna mercati

Secondo l’associazione agricola una pianta da frutta su cinque è sparita in Italia negli ultimi anni, mentre si affaccia la concorrenza sleale della Cina. L’estinzione coinvolge tutte le principali produzioni, dalle arance, all’uva fino a pere, limoni e mele. L’analisi della Coldiretti, non a caso, si intitola “Salviamo l’ortofrutta italiana”. Per le nettarine, ad esempio, sono scomparse quasi la metà delle piante (-45%) così come per l’uva da tavola (-43%). La questione è seria, dal momento che il settore ortofrutticolo garantisce 440mila posti di lavoro, ovvero circa il 40% del totale agricolo, e il fatturato si aggira sui 15 miliardi euro annui. Le ragioni? Ambientali senz’altro, con i mutamenti che mettono in difficoltà le colture. Ma anche i rincari energetici spingono ad aumentare i costi di irrigazione, tralasciando molte piantagioni.Poi c’è la concorrenza sleale delle produzioni straniere, in particolar modo cinesi, a complicare ulteriormente la situazione.

La concorrenza straniera e l’assenza di difesa

Secondo il rapporto, la frutta Made in Italy è stretta “nella morsa del protezionismo da un lato e del dumping economico e sociale dall’altro”. Coldiretti afferma che, ad esempio, le pere cinesi Nashi arrivano regolarmente nel nostro Paese ma le nostre non possono andare in Cina perché non viene concessa l’autorizzazione. Insomma, gli altri si proteggono, noi no. Senza contare quanto quasi un prodotto alimentare su cinque di quelli importati in Italia non rispetti le normative di tutela sia ambientale che lavorativa nel nostro Paese.Secondo il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, “è necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute, secondo il principio di reciprocità”. D’altronde, il settore export per quel che concerne la frutta vale 3,8 miliardi di euro, non proprio spiccioli.

Alberto Celletti

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2 comments

Germano 3 Maggio 2023 - 3:22

“…il made in Italy…” non si fa fregare dalla Cina, sono i cervelli italiani addottrinati dai globalisti che ancora governano l’occidente che si fanno fregare il made in Italy.

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fabio crociato 4 Maggio 2023 - 10:08

Poi c’è l’ italiano che è scollato dalla gestione attiva della propria terra… , salvo che per gli amici degli amici ai quali è consentito di diventare pure reazionari terrieri.

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