Roma, 28 set – L’indipendenza dal gas russo potrebbe arrivare non prima del 2025. Questo è ciò che dichiara Eni, come riportato dall’Agi.
L’indipendenza dal gas russo secondo Eni
A parlare è Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. Grazie alle forniture di Algeria (“ha più che raddoppiato il suo contributo”), potrebbe arrivare l’indipendenza dal gas russo. Ma ci potrebbe volere tanto, perché Paesi come Qatar, Egitto, Nigeria, Angola, Indonesia, Mozambico e Congo, con i quali la stessa Eni sta attualmente trattando, “devono portare un contributo che ci porterà nel giro di due anni e mezzo, nell’inverno 2024-25 a esser completamente indipendenti” dalla Russia. La prima mossa devono essere i rigassificatori, vista l’impossibilità di costruire gasdotti. Quelli italiani, in questo momento, sono tutti occupati.
Secondo Descalzi nel 2022 “dovremmo avere gas addizionale per 9,7-10 miliardi di metri cubi, di cui 2,4 miliardi vengono dal gas naturale liquefatto, che però sono accomodabili nei rigassificatori esistenti”.Numero che salità a 17,6 miliardi di metri cubi nel 2023-2024, di cui circa 7 miliardi saranno di gas liquefatto. La stagione del “recupero” dovrebbe essere quella che culmina nell’inverno 2024-2025, quando si arriverà a 22 miliardi di metri cubi di gas, di cui 9,2 miliardi liquefatto.
Infrastrutture diversificate e meno burocrazia
Serviranno molte infrastrutture nuove, ma anche diversificate. Non solo diffusione geografica, dice Descalzi, ma varie tipologie estrattive e di trasformazione. E soprattutto, snellire il più possibile la burocrazia: “Il sistema infrastrutturale non nasce come un fungo da solo, ma tutto deve essere pianificato per avere quantità in eccesso, che non fanno altro che tenere basso il prezzo”, sostiene l’ad. Poi la sviolinata alle rinnovabili, su cui per Descalzi occorre assolutamente puntare, perché eolico e solare sono fonti “che devono essere fatte”. In ogni caso, “ora serve assolutamente gas a buon prezzo. E per questo serve una ridondanza delle infrastrutture e delle sorgenti”.
Quanto alla decarbonizzazione di Eni, per Descalzi “non c’è nessun pericolo. Proprio perché c’è una mancanza di gas stiamo accelerando su tutte le tematiche che sono alternative al gas, come le raffinerie, la circolarità, che vuol dire utilizzare meno idrocarburi, quindi sia nei polimeri, nella chimica, nella trasformazione, in cui abbiamo già la tecnologia. Questo deve essere accelerato perché ci libera da una risorsa di cui facciamo fatica ad approvvigionarci e che costa molto cara”.
Alberto Celletti
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