Roma 1 mag – Chi è Khalid Chaouki? Se lo chiedono i tanti telespettatori che vedono il giovane parlamentare del Partito Democratico imperversare su tutte le reti nazionali.
Chaouki è un cittadino marocchino, nato a Casablanca nel 1983, naturalizzato italiano, che deve la sua fortuna politica al suo attivismo in associazioni islamiche e alla vicinanza con il Partito Democratico.
Entrato nelle grazie del gotha del Partito Democratico, dopo una lunga militanza nei Giovani Democratici, Chaouki, viene paracadutato dall’alto nella lista, bloccata, Pd della circoscrizione Campania II dove nel 2013 viene eletto alla Camera dei Deputati.
Di professione, si dice, faccia il “giornalista professionista”.
Il giovane parlamentare “democratico” si distingue nei talk show per una pronunciata erre arrotata (lascito, forse, della sua lingua di origine) e per la grande aggressività, che spesso trasmoda in arroganza, con cui attacca i suoi avversari politici, primi fra tutti i leghisti. Sono numerosissimi i video su youtube che ritraggono Chaouki a scambiarsi battute al vetriolo coi vari Salvini, Zaia, Maroni etc, il tema trattato in questi scontri verbali è sempre lo stesso: l’immigrazione.
Chaouki ha preso il posto della italo-congolese Kyenge nel difendere i “diritti dei migranti” e nel farsi portavoce dello ius soli. In verità le argomentazioni spese da Chaouki a sostegno delle proprie tesi molto spesso sono lacunose, frammentarie e infarcite di numerosi luoghi comuni. Ancora non è chiaro, ad esempio, per quale motivo l’Italia debba ospitare i profughi in fuga dall’Africa come sostiene con grande forza il deputato del Pd. Lo dobbiamo fare perché ce lo chiede l’Europa? Perché esiste un diritto ad emigrare? Lo dice la Costituzione? Nessuno lo sa, ma Chaouki continua a sostenere che l’Italia debba accogliere chiunque ne faccia richiesta.
Sarebbe sufficiente far notare al prode paladino dei diritti dei “profughi” che l’Istat ha appena verificato che il tasso di disoccupazione in Italia supera il 13% e che il 43% dei giovani italiani sia privo di impiego. Dalla Libia sono in partenza, secondo Frontex (agenzia Ue), un milione di disperati. Dove li mettiamo? Cosa gli facciamo fare dato che non c’è lavoro per gli italiani? Domande a cui Chaouki e tutto il Pd non hanno mai fornito risposte.
Per il deputato italo-marocchino, infatti, l’unica vera preoccupazione è fornire agli enti locali finanziamenti per organizzare l’accoglienza di quel milione di profughi che stanno arrivando sul nostro territorio. Risorse, è chiaro, che verranno tolte ai poveri e gli indigenti italiani, in un periodo di generalizzati tagli e spending review. Mentre tutti stringono la cinghia Chaouki chiede all’Italia di spendere milioni di euro nell’assistenzialismo ai profughi. Ha ragione Salvini quando gli chiede se il suo lauto stipendio di parlamentare gli sia pagato dai cittadini italiani o dai clandestini per i quali tanto si prodiga.
L’attività politica di Chaouki si limita, sostanzialmente, alle politiche immigrazioniste. Nessuno lo ha mai sentito esprimere la sua opinione sul Jobs Act, sulle sanzioni alla Russia, sul tema della sicurezza, sulle riforme costituzionali etc.
In verità Chaouki, durante il Governo Letta, non ha perso occasione per criminalizzare Assad e sostenere i ribelli siriani (per lo più fondamentalisti islamici sunniti e terroristi dell’Isis). Vista la sua “militanza” nelle Comunità islamiche italiane ci si sarebbe aspettato un’analisi di maggior spessore, ma Chaouki, in generale, sembra, molto poco interessato alla politica estera. La Kyenge ogni tanto si ricordava delle sue orgini congolesi ed anzi invitava gli italiani a prendere esempio dall’avanzato Congo. Chaouki, invece, non parla mai della sua terra di origine.
Nel 2013 Chaouki chiese che venisse servito cibo halal (cibo consumabile per i musulmani) al ristorante del parlamento. Il giovane parlmentare del Pd si definisce infatti un “musulmano praticante” e riteneva che alla bouvette venissero lesi i suoi diritti (quali?) in quanto ogni tanto “nelle crocchette che dovrebbero essere vegetariane viene servito del prosciutto” (sic!).
A questo punto, viene spontaneo chiedersi: un musulmano praticante come può conciliare la retorica gender del Partito al quale appartiene? Cosa ne pensa Chaouki delle unioni civili? Cosa pensa della condizione delle donne nei paesi islamici?
Deve stare attente Chaouki, nel suo Partito (poco) democratico la reductio ad hitlerum è pratica costante: da un momento all’altro potrebbe essere tacciato di omofobia e maschilismo.
Federico Depetris
5 comments
Un pizzico d’informazione in più avrebbe permesso di comprendere che tra i profughi in partenza dalla Libia solo una parte (non più di un terzo) rimane stanziante in Italia.
OVVIAMENTE, OVVIAMENTE solo un terzo rimane in Italia. OVVIAMENTE.
Khalid Chaouki, chi è costui?
un parassita in più che dobbiamo mantenere, non ci bastavano i nostri!!!
Khalid Chaouki, chi è costui?
…uno che chissà se dio o allah forse entrambi ma hanno deciso che doveva essere color della m…..
Per dare il buon esempio lui e la Kienge devono essere rispediti istantaneamente al mittente, e chi gli ha dato una carica simile deve essere messo al rogo.
se solo un terzo rimane in Italia è comunque un terzo di troppo
CHAUKI VATTENE NEL TUO PAESE FAI PARTE DI UN PARTITO CHE E CONTRO LA BASE DELLA TUA RELIGIONE (A FAVORE DELLE UNIONI GAY ) PUR DI FOTTERE GLI ITALIANI E I TUOI STESSI COMPATRIOTI…NEL TUO PAESE FACEVI PARTE DEL PARTITO DEI FRATELLI MUSSULMANI