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"La Bellezza Antimoderna”, il primato ignorato dei musei italiani

by Carlomanno Adinolfi
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Roma, 3 ago – Più che un saggio, un trattato o un testo divulgativo, La Bellezza Antimoderna (Riccardo Rosati, ed. Solfanelli, Pagg. 176, € 14,00) è insieme una dichiarazione d’amore dell’Autore verso l’arte e la cultura museale italiana e una denuncia accorata e preoccupata verso la folle e criminale politica degli ultimi anni tutta volta a smantellare le radici culturali della nazione.
E lo fa ribadendo un dato oggettivo che però tutti, in Italia e all’estero, ignorano o fanno di tutto per mantenerlo ignorato. Ed è quello del primato italiano dei musei italiani in praticamente ogni settore. Alzi la mano chi alla domanda su quale sia il primo museo al mondo per ricchezza di opere non risponda a bruciapelo “il Louvre di Parigi”. Eppure, fa notare Rosati, i nostri Musei Vaticani annichiliscono il museo parigino. Ma anche in molti settori che esulano la storia dell’arte l’Italia primeggia indiscussa.
Quasi nessuno direbbe, ad esempio, che l’Italia possiede il primato di raccolte militari. Al di là del primato per numero di castelli e fortificazioni militari, l’Italia possiede le più grandi collezioni tanto di armi antiche quanto di armi moderne, grazie ad esempio all’Armeria Reale di Torino, al Museo Storico della Fanteria di Roma, al Museo Nazionale dell’Artiglieria sempre a Torino, all’Istituto Storico dell’Arma del Genio fino ad arrivare al Vittoriale degli Italiani, vero gioiello colpevolmente dimenticato – e fatto dimenticare. Ma anche in altri campi impensabili l’Italia primeggia incontrastata. Ad esempio l’Italia possiede il primato per raccolte di giocattoli d’epoca, quando chiunque di noi senza dati crederebbe che la Germania o l’Inghilterra o i paesi del nord Europa ci superano facilmente, eppure con il Museo della Memoria Giocosa e con la parte dedicata ai giochi del parco di Piana delle Orme – su cui Rosati torna spesso vista la sua importanza storica e visto lo stato di oblio in cui è volutamente oscurato – l’Italia primeggia anche qui. E così via.
Ma come mai questa consapevolezza di primato è così ignorata dagli italiani? E come mai sembra che si faccia di tutto per mantenere l’ignoranza su questo dato?
Proprio analizzando le politiche culturali e museali degli ultimi governi, soprattutto di quello Renzi sotto il ministro Franceschini, Rosati giunge ad una conclusione purtroppo ovvia: odio per la propria Nazione. Per una certa aera politica il voler minare qualunque primato italiano sembra essere la base di ogni battaglia. A questo si aggiunge la volontà di demolire scientificamente ogni riferimento e collegamento al Ventennio, facendo una guerra sistematica tanto alla cultura espressa in quegli anni quanto alle opere e ai musei voluti dal Regime. Rosati cita ad esempio l’incredibile chiusura a tempo indeterminato del Museo della Civiltà Romana dell’Eur, uno dei vanti culturali di Roma e dell’Italia intera, ridotto oramai a una discarica. O il sospetto spostamento del Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” di via Merulana, che di fatto porta al ridimensionamento se non alla chiusura di uno dei gioielli dell’orientalismo in Italia e che ha tutta l’aria di essere una vendetta postuma verso il grande esploratore d’Oriente che aderì in toto al Fascismo. O ancora l’oscuramento continuo che viene fatto verso i già citati Vittoriale – con annessa la casa-museo di D’Annunzio e a cui l’Autore dedica un capitolo intero – o verso il Parco di Piana delle Orme. E moltissimi altri esempi, colpevolmente sconosciuti ai più, che Rosati evidenzia con cura.
Il tutto spesso motivato con la solita scusa della “mancanza di fondi”, con cui si giustificano anche veri e propri crimini culturali, come il recente interramento dei resti di un Arco di Tito nei pressi del Circo Massimo – il motivo per cui i monumenti a questo grande Imperatore vengono oscurati è invece piuttosto palese – che ha lasciato di stucco storici e archeologi di tutto il mondo. Eppure fondi per altre operazioni “culturali” dalla chiara connotazione politica vengono spesso trovati, come quelli stanziati per costruire il mostro di Fuksas all’Eur con lo scopo di sostituire il vecchio Palazzo dei Congressi – colpevole di essere stato costruito sotto il Fascismo – e il cui costo sempre lievitato negli anni ha creato un vero e proprio buco nelle casse romane per avere un’opera incompleta oltre che oggettivamente orrenda. O come i finanziamenti milionari stanziati per altri musei dedicati alla colpevolizzazione della storia recente italiana o per favorire potenti lobbies o minoranze e che avrebbero invece potuto dare una vera svolta al mondo museale e culturale italiano che purtroppo sta andando allo sfascio, nonostante sia potenzialmente il più ricco al mondo.
Carlomanno Adinolfi

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2 comments

angelo 4 Agosto 2018 - 1:58

Già, la generazione rossa del 68 occupa da almeno 30 anni tutte le posizioni strategiche vedi l’istruzione la magistratura e qui si dimostra anche l’area museale/monumentale.
Meno male che c’è qualcuno che ci ricorda questi numeri osceni…

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luciasno 4 Agosto 2018 - 4:11

L’affresco di Sironi è stato recentemente restaurato e compaiono, sull’arco, sia il Duce che la data XIV E.F.
È stata anche restaurata l’aquila fascista sopra l’Italia.
Non ho capito perché questo libro ha compiuto un errore così grave utilizzando l’immagine defascistizzata rispetto a quella restaurata e ricondotta alla versione originaria.

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