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La Cina mostra i muscoli contro la marina degli Stati Uniti

by La Redazione
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Roma, 13 gen – Nelle scorse settimane due notizie che arrivano dalla Cina dimostrano come il Dragone sia sempre più impegnato nel costruire forze armate che rappresentino un avversario credibile nei confronti della marina degli Stati Uniti.

La Cina mostra i muscoli

Nei giorni scorsi sono state diffuse le foto satellitari di un poligono militare situato deserto del Taklamakan nella regione cinese dello Xinjang dove è stata ricostruita la sagoma del ponte di volo della portaerei USS Gerald R.Ford. La portaerei, prima unità della sua classe, è la più grande nave da guerra mai costruita e a partire da ottobre era stata schierata nel Mediteranneo a supporto di Israele. Quello che la Cina ha realizzato nel deserto del Taklamakan non è soltanto una grossa silhouette della USS Gerald R.Ford disegnata nel bel mezzo del deserto, come quelle realizzate già da qualche anno nell’altro poligono del deserto del Gobi e utilizzate come “semplici bersagli” per i test dei missili antinave cinesi. Come risulta dalle foto satelittari pubblicate dal sito The Drive – The WarZone il simulacro del ponte di volo è circondato da riflettori radar che possono simulare il profilo della portaerei dal punto di vista della sensoristica navale ed aeronautica. Che la Cina sia interessata a simulare in maniera il più possibile realistica i carrier group statunitensi lo dimostra anche il fatto che nello stesso poligono del deserto del Taklamakan nel 2021 era stato individuato un simulacro “mobile” di portaerei: un ponte di volo che replica quello delle portaerei statunitensi montato su lunghe rotaie per simulare il movimento della nave. E a completare le sagome nel poligono anche quelle dei cacciatorpediniere classe Arleigh Burke che normalmente compongono il gruppo di scorta nei carrier group schierati dalla US Navy. La dimostrazione che da parte delle forze armate cinesi è in corso un grosso lavoro di messa a punto delle proprie capacità offensive e di deterrenza nei confronti dei carrier group statunitensi. Una capacità concreta visto che lo stesso Dipartimento della Difesa statunitense considera ormai da anni il missile cinese DF-21D come primo missile balistico antinave ipersonico operativo. Missile che molti analisti definiscono carrier killer, proprio perché destinato all’impiego contro le portaerei.

Railgun

Ma quella del poligono di Taklamakan non è l’unica notizia che arriva dalla marina cinese, impegnata non solo a studiare le controffensive contro i carrier group statunitensi, ma anche a sviluppare armi all’avanguardia oltre i missili ipersonici antinave. Il South China Morning Post a dicembre ha dato notizia che un team di sviluppo è riuscito a mettere a punto un railgun, un cannone ad accellerazione elettromagnetica, in grado di sparare 120 proiettili consecutivamente con gittate tra 100 e 200 chilometri.I rail gun sono cannoni i cui proiettili sono accellerati da un campo elettromagnetico: una sorta di Sacro Graal degli artiglieri e nonostante il loro sviluppo vada avanti da più di un secolo non si è ancora arrivati a prototipi realmente operativi. I motivi che ne hanno limitato lo sviluppo sono due: la quantità di energia elettricà necessaria (la canna del cannone è una bobina elettrica che accellera e spara i proiettili grazie a grandi quantità di corrente) e il surriscaldamento della canna. La notizia che arriva dalla Cina, se confermata, rappresenterebbe un grosso passo avanti proprio per il numero di proiettili che è il cannone è stato in grado di sparare consecutivamente. Gli ingegneri cinesi dicono di essere riusciti a bilanciare le prestazioni del cannone grazie all’intelligenza artificiale e ad evitare così surriscaldamenti. Se confermato sarebbe un ulteriore smacco per la Marina degli Stati Uniti che tra il 2020 e il 2021, dopo aver speso 500 milioni di dollari, ha abbandonato il progetto di un railgun imbcarcato, preferendosi concentrare sullo sviluppo di missili ipersonici. Armi su cui gli Stati Uniti sono comunque in ritardo nello sviluppo, non  disponendo ancora di esemplari operativi di armi ipersoniche a differenza di Cina e Russia. La Cina è impegnata nello sviluppo di railgun dal 2018, ma ad oggi è un’altra nazione dell’Estremo oriente a essere più vicina a un possibile impiego operativo di queste armi: il Giappone lo scorso ottobre ha diffusa su Internet una breve clip di un test di un railgun a bordo di un’unità navale delle forze di autodifesa nipponiche non identificata.

Primi test

Si tratta del primo test di un’arma di questo tipo su una nave, in quanto lo sviluppo e le prove di queste armi fino ad oggi (anche nel recente caso cinese) si era limitato a strutture di prova a terra. Resta da vedere se al di là delle capacità di queste armi elettromagnetiche i costi e la manutenzione saranno realmente compatibili con il futuro campo di battaglia. Pure gli sviluppi di queste armi a Oriente suonano un po’ paradossali ora che in Occidente si faticano a trovare proiettili d’artiglieria convenziali per l’Ucraina.

Flavio Bartolucci

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