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“La famiglia si difende nella sua natura, ma non solo”: intervista a Mario Adinolfi

by La Redazione
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intervista adinolfi

Roma, 22 sett – La famiglia di oggi è sotto attacco anzitutto dal punto di vista della sua naturalità, nella sua stessa essenza di punto di partenza “uomo e donna”. Per quanto l’argomento sia giustamente al centro, non si può dimenticare l’affanno anche economico a cui è sottoposta continuamente al quale la politica non sembra voler dare alcuna risposta. L’intervista che abbiamo fatto a Mario Adinolfi risponde esattamente alla necessità di chiedere un’opinione su questo aspetto, nonché aprire una riflessione su un Family Day poco attento a mettere in evidenza l’inconsistenza del governo Meloni sul fronte dei sostegni alle bollette e agli affanni di una famiglia italiana sempre in maggiore difficoltà.

Famiglia, etica ma anche bollette: l’intervista ad Adinolfi

Mutui, bollette, caro vita. Le famiglie sono tartassate: perché questo governo è immobile e silenzioso davanti a tutto ciò?

Giorgia Meloni proclama delle priorità, tra cui inserisce sempre la famiglia e la natalità, ma non le focalizza. Purtroppo restano prevalenti gli impegni internazionali, le armi all’Ucraina, la prosecuzione della guerra, i diktat subiti dalla Nato, dall’Unione europea, da Joe Biden. Così non restano risorse se non residuali, che non modificano lo stato di estrema difficoltà in cui versano milioni di famiglie italiane. Che, la Meloni se lo deve ricordare, sono il motore economico del Paese oltre che l’unica rete di welfare realmente funzionante.

Nella scorsa campagna elettorale più volte ha rimarcato questo rischio, come mai nonostante i suoi contatti con chi difende la famiglia è rimasto inascoltato?

Ha stravinto la Meloni che si è preoccupata prima di tutto di non subire scossoni alla sua condizione di potere, accettando qui molti legami che costringono a pesanti compromessi. Inevitabilmente è diventato più fragile il legame con me e con le idee che rappresento.

Difendere la famiglia significa solo concentrarsi sul gender?

Difendere la famiglia significa molte cose, basta leggere il decalogo programmatico del Popolo della Famiglia per sapere quali sono. Significa agevolare la creazione di nuove famiglie, far nascere figli aiutando le madri con il reddito di maternità (che non è assistenza come il reddito di cittadinanza, ma investimento sul capitale umano), sostenere l’impresa familiare contro l’assalto delle multinazionali, attuare la riforma fiscale del vero quoziente familiare, consentire alla famiglia di scegliere liberamente in quale scuola far studiare i figli, non lasciare disabili e anziani da soli con tutto il carico addosso ai familiari. Per fare tutto questo bisogna definire cos’è una famiglia e la Costituzione all’articolo 29 dice che è una società naturale fondata sul matrimonio. In Italia il matrimonio è tra uomo e donna, che svolgono funzioni specifiche in ambito familiare pur collaborando e aiutandosi, ma l’uomo non partorisce e non allatta. La gender equality, il transgenderismo, le carriere alias, l’omogenitorialità, le gestazioni per altri sono tutte idiozie di cartapesta del nostro tempo. Io conosco solo maschio e femmina, i generi sono i mariti delle mie figlie. E anche questa battaglia contro l’ideologia gender è importante, come il resto, per difendere la famiglia in Italia.

Lei era legato e tra i promotori del Family Day, come mai oggi le famiglie vengono abbandonate a loro stesse?

Le famiglie italiane devono imparare a rappresentare e far pesare i propri interessi. Per questo ho creato il Popolo della Famiglia, per ovviare alla concreta sensazione di abbandono che percepiscono. Si tratta del frutto organizzativo concreto figlio dei Family Day, che furono traditi dai politici che li affollavano. Le famiglie hanno bisogno di un proprio soggetto politico autonomo con un approccio quasi sindacale.

Questo governo, che ha tra le sue fila importanti esponenti della difesa della famiglia sembra immobile sulla questione economica, perché?

Il governo Meloni come ho detto indica pure bene le priorità ma non sa come affrontarle concretamente, studia poco. Il ministero per la Natalità della Roccella, in carica da ottobre 2022, ha incassato un 2022 record storico di denatalità e i primi 5 mesi del 2023 secondo Istat indicano che quest’anno andrà anche peggio. Vuol dire che i suoi provvedimenti non servono a niente. Noi lo abbiamo scritto subito. La natalità la smuovi solo con il reddito di maternità, la nostra proposta di legge di iniziativa popolare è depositata alla Camera da cinque anni. La Meloni lo sa bene, la copiò per farci la campagna elettorale per le europee del 2019. La rispolveri e la inserisca in finanziaria.

Come fanno i giovani a fare una famiglia se oggi non possono permettersi di accendere un mutuo, di fare la spesa o di fare benzina? Insomma, figuriamoci fare un figlio.

Nonostante tutto poco meno di duecentomila coppie l’anno si uniscono in matrimonio e generano quattrocentomila figli. Serve per loro una ricetta drastica: mutuo sociale a interessi zero per la prima casa, reddito di maternità alla nascita del figlio, quoziente familiare che lascia più soldi in tasca a chi lavora.

Cosa si potrebbe fare, politicamente parlando, per fare fronte a questa macelleria sociale?

La prima cosa da fare è uscire dalla follia di far la guerra alla Russia e di puntare sugli armamenti per il futuro dell’Italia. Cancelliamo la crescita al 2% del Pil per la spesa in armi, restiamo ai 25 miliardi attuali anziché arrivare ai 38 per subire il diktat di Biden e della NATO. La pace raffredderebbe subito l’inflazione, la più subdola delle tasse che massacra le famiglie di ceto medio-basso. Con i 13 miliardi di euro l’anno che avanzano dal mancato passaggio da 25 a 38 miliardi di spesa per armamenti finanziamo i cinque provvedimenti cardine del Popolo della Famiglia: mutui sociali a tasso zero per le coppie sposate under 40, reddito di maternità da mille euro al mese per le madri prive di altre entrate, quoziente familiare, sostegno all’impresa familiare, buono scuola per la libertà di scelta educativa delle famiglie. Sarebbe il nuovo Rinascimento italiano, che nel nostro Paese può partire solo dalla famiglia, dai 29 milioni di cittadini uniti in regolare matrimonio, che allevano 15 milioni di figli minorenni o maggiorenni non autosufficienti, che si fanno carico dei bisogni di 4 milioni di disabili. Questa è l’Italia, l’Italia a cui ora chi governa deve tendere la mano, perché è un’Italia che non ce la fa più.

Maurizio Elia Spezia

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