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La Russa ci scrive: “Il conservatorismo? Così vinciamo la guerra delle parole”

by La Redazione
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la russa scianca

Ignazio La Russa risponde ad Adriano Scianca. L’esponente di Fratelli d’Italia ci ha scritto per commentare uno status in cui, su Facebook, il nostro direttore criticava l’uso dell’etichetta di «conservatori» adottata recentemente, tra gli altri, dal partito di Giorgia Meloni (ma l’annotazione intendeva avere un senso più ampio). Riportiamo di seguito lo status di Adriano Scianca e la risposta di Ignazio La Russa. Il dibattito resta aperto. [IPN]

Il conservatorismo? Un passo indietro

In tempi non sospetti ho espresso perplessità circa le evoluzioni di quella composita galassia che prende il nome di sovranismo, chiedendomi se forse l’etichetta stessa non andasse superata in avanti. Il dibattito è ancora aperto, ma nel frattempo parte della destra sembra aver deciso di superare il sovranismo… all’indietro, riscoprendo addirittura il conservatorismo e la relativa denominazione.

A una popolazione arrabbiata e impoverita, sempre più polarizzata e frustrata, si chiede quindi di schierarsi dietro i «mobilitanti» vessilli della conservazione. Conservazione di cosa? Delle stesse strutture e istituzioni che l’hanno sfruttata e impoverita? Conosco il refrain: il vero conservatore non si schiera a difesa del mondo di ieri, ma dei valori eterni. Anche mettendo da parte ogni perplessità filosofica su tale concetto, la mia impressione è che comunque questi «valori eterni» abbiano una certa tendenza a incarnarsi in strutture ben individuabili qui e ora e che quindi poi alla fine ci si ritrovi a fare quadrato attorno alla Chiesa, ai carabinieri, al patriottismo azionista, alla famiglia borghese, al libero mercato.

La tardiva scoperta del conservatorismo comporta del resto la rinuncia a qualsiasi declinazione originale della modernizzazione. Non che i conservatori debbano vivere necessariamente nelle grotte. Ma con questo nome sono necessariamente destinati a vivere e incarnare la modernizzazione altrui, la modernità declinata secondo narrazioni e ideologie progressiste. E infatti la destra è stata quasi ovunque vettore di cattiva modernizzazione, cioè di mera occidentalizzazione, di sviluppo sradicante (alla faccia dei «valori eterni»).

Terza critica: definendosi conservatori, si strizza chiaramente l’occhio al mondo anglosassone, si «rientra nei ranghi» dell’ordine internazionale e si gettano alle ortiche anni di pur confuse velleità revisionistiche in sede geopolitica. Evidentemente i consigli «disinteressati» di certi editorialisti, che per mesi hanno battuto sul tasto «se volete governare dovete mostrarvi affidabili agli occhi degli osservatori esteri», hanno fatto breccia. Salvo che, al momento del dunque, non si sarà mai comunque abbastanza «affidabili»…

Adriano Scianca

Ma così vinciamo la guerra delle parole

Ho letto con attenzione l’interessante status a firma del direttore e vorrei poter contribuire a fare chiarezza sull’uso del termine “conservatori” che legittimamente usa Fdi, il partito di Giorgia Meloni che non a caso è presidente del Partito dei Conservatori e Riformisti Europei. Nel post, alcuni spunti sono astrattamente condividibili e richiamano la nostra storia e le nostre battaglie. Tuttavia non tengono conto da un lato della realpolitik e soprattutto, d’altro lato, che la sinistra da decenni avanza attraverso il “trasbordo ideologico inavvertito” e cioè vincendo quasi sempre la guerra delle parole. È così che al termine DESTRA si è dato a lungo una accezione negativa mentre per esempio alla parola PROGRESSO una valenza sempre positiva. Ecco, la critica del bravo Scianca è figlia del significato arbitrario che la sinistra dà alla parola CONSERVATORI. Se invece la usi come la abbiamo sempre intesa noi e cioè come freno al progressismo non tecnico/ tecnologico ma a quello etico e morale (che ad esempio produce la cultura gender) allora capisci che facciamo bene ad appropriarcene anche politicamente. Stanno quasi riuscendo ad inserire il termine «sovranismo» (come già fatto con populismo) nella galleria degli orrori che la loro forza mediatica è in grado di erigere. Non aiutiamoli a vincere la guerra delle parole ma, senza abiurare nessuno dei Valori in cui crediamo, impegniamoci a difendere vittoriosamente il significato che diamo alla parola CONSERVATORI. Dopo trenta anni riuscimmo a ridare dignità e giusta valenza al termine DESTRA, per questa nuova sfida partiamo invece in vantaggio e spiazziamo i manipolatori di sempre che ci cercano in un’altra casella dove pensavano di averci incastrato.

Ignazio La Russa

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2 comments

fabio crociato 7 Dicembre 2021 - 8:01

Basta vincere che i termini tornano gentilianamente, crociatamente e gramscianamente a girare a dovere!
Purtroppo il termine “conservatore” è stato anch’ esso svuotato, annichilito da chi si è comportato da conservatore prevalentemente di sé stesso. I.La Russa sa bene cosa intendo se gli rammento gli anni ’70/’80 nelle piazze e soprattutto fuori dalle piazze! La sx qui c’ entra molto poco.
I voti che prende questo di tipo di dx purtroppo gli sono molto affini, sono il risultato infatti di chi da tempo immemore non crede più in null’ altro.
Penso che A,Scianca e chi è affine a lui abbia di fronte a sé una prateria immensa, il solo rischio vero è quello di perdersi! Ma non certo nelle chiacchiere.

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Elogio di La Russa, che alla noia dei senatori preferisce (giustamente) la Gazzetta dello Sport - 29 Luglio 2022 - 1:30

[…] Leggi anche: La Russa ci scrive: «Il conservatorismo? Così vinciamo la guerra delle parole» […]

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