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La vocazione dell’Ue è fingere accordi inesistenti: il Patto di Stabilità sarà solo l’ultimo esempio

by Stelio Fergola
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Ue accordi

Roma, 8 dic – L’Ue sa solo fingere di produrre accordi. Da sempre. Praticamente in qualsiasi ambito: energetico, territoriale e nell’ultimo caso anche economico-fiscale. O almeno, c’è da scommettere che avverrà anche in questa ulteriore occasione, dal momento che – come prevedevamo ampiamente già lo scorso anno – sul presunto, sedicente, immaginario “nuovo” Patto di Stabilità non c’è alcun accordo ma solo bagarre. Poi però si dovrà salvare la faccia, e allora qualcosa al generoso pubblico (sempre meno euroinomane, sebbene la categoria sia tutt’altro che estinta) si dovrà dire. Puntando sulla logica scarsa competenza dei più (e non è un’accusa, il cittadino non è tenuto ad essere un fine economista) sulla fretta, sulla distrazione del daffare quotidiano. In ogni caso, l’ennesima truffa dialettica in salsa bruxelliana ci è utile per rimarcare quella che è la vera essenza dell’Ue: non produrre niente di meramente nuovo e positivo, ma essere sempre molto sfacciata nel fingere di averlo fatto.

Immigrazione, gas, Patto di Stabilità: la vocazione dell’Ue è fingere accordi

Fingere, fingere, fingere. Spacciare una virgola cambiata – spesso in peggio – come un grande risultato della politica europea, quella dei “settant’anni di pace” quella di “uniti siamo più forti, da soli siamo deboli” (non esiste nessun Paese membro della sedicente “Unione” che conti alla pari sulla scena internazionale rispetto a quando quest’ultima manco esisteva, ma sono dettagli). Di qualsiasi argomento si parli in termini migliorativi, l’Ue simula accordi. È una costante. Accordi che non esistono e che nella migliore delle ipotesi sono peggiorativi.

Si pensi all’immigrazione, con la tiritera infinita della “Italia che non può essere lasciata sola”, dagli accordi di Malta del 2019 alle recenti presunte “intese” sui ricollocamenti “da volontari a obbligatori” dei clandestini. Non è cambiato assolutamente nulla, retorica inclusa. Eppure Bruxelles produce accordi, intese epocali, ministri di qui e ministri di lì. Tutto fake.

Si pensi alle infinite ciarlate sul famoso “price cap” del gas, quando dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la stessa estate del 2022, il prezzo del combustibile era schizzato a livelli astrali (oltre i 300 euro a megawattora), per poi precipitare nuovamente nei mesi successivi. L’Ue, ente geneticamente allergico all’intervento, fece la voce grossa: “Interveniamo noi, price cap!”. Stranamente, per questo price cap non si trovava accordo. Perché? Perché proteggere seriamente il prezzo del gas significa intervenire massicciamente nell’economia, in un contesto in cui l’idea di “tutelato” si può solo sognare (e ce ne accorgeremo amaramente l’anno prossimo, quando abbandoneremo per sempre proprio il mercato tutelato dei beni energetici). Però lì l’inghippo: come spiegare al popolo che non li aiutiamo manco per mezzo centesimo? È semplice, fingiamo! E allora l’accordo sul price cap arriva. Peccato sia per l’appunto finto, o meglio inutile. Soprattutto, arriva quando il prezzo del gas è già sceso ben al di sotto delle cifre folli di quella estate. Si arriva al punto tragicomico che il potentissimo professor Maria Riccardell…ehm price cap europeo, “protegge” per cifre del combustibile superiori ai 180 euro al megawattora quando – oggi, ma da un anno buono in realtà – il combustibile stesso costa tra i 30 e i 50 euro a megawattora. Una truffa? Sì. Sarebbe curioso vedere come la potentissima Ue “proteggerebbe” da quotazioni nuovamente folli, anzi sarebbe divertente: ma è presumibile che abbiano fatto i loro calcoli.

L’ultimo teatro (purtroppo, non in senso assoluto)

Ora c’è l’ultima pagliacciata: un “nuovo” Patto di Stabilità su cui nessuno è d’accordo. Per ovvi motivi: nessuno vuole continuare a dissanguarsi, tranne la Germania e Paesi fratelli che con giochi delle tre carte e il jolly del debito basso vogliono continuare a mettere a ferro e fuoco le tasche di chi ce l’ha più alto. L’accordo? Impossibile. Ma cosa si dirà al pubblico pagante (in tutti i sensi)? Semplice, si fingerà (sai che novità). E già si sta iniziando a fingere, con il compromesso firmato da Italia, Germania e Francia. In fondo, basta poco per fingere: basta produrre qualcosa per mostrare dialogo. Un pezzo di carta e via, fatta. Con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che si dice “fiducioso”. Come si era detto fiducioso il premier Giorgia Meloni prima di lui. E Paolo Gentiloni prima ancora. E Mario Draghi prima prima ancora. La costante è sempre la stessa: la truffa. Quella al cittadino – logicamente  – non competente, al lavoratore preso dai suoi sacrosanti problemi quotidiani, all’uomo preso dalla fretta del tam tam. E così si guadagna ancora tempo, nella strada infinita verso il nulla.

Stelio Fergola

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