Lampedusa, 24 set – Nastro segnaletico bianco e rosso a chiudere la Porta dell’Europa di Lampedusa, poi una foto di spalle con indosso una maglia dalla scritta significativa: “Ciascuno di noi è l’ultimo degli europei”. E’ il gesto simbolico di Sergio Pessot, un signore ottantenne, volto storico della destra radicale del dopoguerra, fin dalle primissime battaglie degli anni ’50.
Pessot è autore di svariati saggi riguardanti diversi argomenti: dalla flora e la fauna delle Alpi, alle erbe medicinali, fino a quelli più strettamente politici come Il viaggio del Novecento e Fascismi nel mondo. E poi un testo, edito nel 2011, particolarmente significativo alla luce della sua azione odierna: Frammenti delle storia di Lampedusa e di un isolano.
Il gesto di Pessot a qualcuno potrà sembrare ininfluente, eppure ha in sé quello spirito di audace giovinezza che evidentemente va oltre l’età anagrafica. Quella sana provocazione che ti scuote dall’uggioso politicamente corretto che attanaglia la narrazione contemporanea. Perché la porta di Lampedusa chiusa simbolicamente con quel nastro è una risposta a chi vorrebbe raccontarci che i confini non hanno senso, che dobbiamo tenerla aperta quella porta, che non possiamo rivendicare di avere un’identità storica e culturale.
E’ il coraggio di chi non accetta di piegarsi al pensiero unico dominante, e rivendica con tutto se stesso l’orgoglio di appartenere a una patria millenaria. Pessot ha lanciato così un messaggio che va oltre il situazionismo: gli europei ci sono ancora, e non sarà affatto facile sostituirli.
Alessandro Della Guglia
Lampedusa, porta “dell'accoglienza” chiusa con nastro segnaletico: il gesto di Pessot
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