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Aquarius, la Francia dice no

by Lorenzo Zuppini
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Marsiglia, 25 set – Era più o meno la metà di giugno quando la Francia di Emmanuel Macron accusò l’Italia di aver adottato una linea “cinica e vomitevole” nei confronti della nave Aquarius e di quanti erano a bordo. Ieri la stessa nave, con a bordo altre persone, ha fatto rotta verso Marsiglia, ma la Francia ha detto no allo sbarco.
Ma come? Non era Gabriel Attal, il portavoce di En Marche, ad affermare in diretta tv che “parlare di migranti è ‘disumanizzante’ per le vittime, perché a bordo della nave Aquarius ‘ci sono delle donne incinte, dei bambini’”? Se questo principio doveva valere per l’Italia perché non vale per la Francia?
I fatti sono questi: l’ong Sos Mediterranee, che utilizza la nave Aquarius per i salvataggi in mare, ha formulato “una richiesta ufficiale” alle autorità francesi per consentire l’attracco della nave che trasporta 58 persone soccorse nel Mediterraneo, al largo della Libia. Parigi ha risposto che serve una “soluzione europea”, in nome del principio del “porto più vicino”. Il che significa che la Francia vorrebbe che fosse un porto italiano a far sbarcare gli stranieri a bordo.   
La nave Aquarius è rimasta senza bandiera dopo essere stata cancellata dal registro navale di Panama, che secondo l’Ong ha ceduto all’”evidente pressione economica e politica delle autorità italiane”. Un’accusa che il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini rispedisce al mittente. Anche perché il motivo per cui Panama l’ha tolta dai propri registri navali è che la nave in passato ha agito irregolarmente. Quando batteva bandiera di Gibilterra, infatti, e cioè fino ad agosto di quest’anno, la Aquarius era finita al centro di una controversia legata alle sue attività in mare, e per questo i permessi le erano stati tolti. Dopo essere iscritta nei registri di Panama aveva ripreso la sua attività in mare. A questo punto, se non troverà un Paese disposto a registrarla nei registri navali, la Aquarius dovrà interrompere la navigazione.
Anna Pedri  
 
 
 
 
 
 
 

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alessandra bonanno 25 Settembre 2018 - 1:47

le Ong in mare commettono ogni sorta di reato bisognrebbe prenderle in porto arrestare comandante ed equipaggio,processo rapido con dure condanne ,sequestrare la nave e al termine delle indagini affondarla,vediamo quanti vogliono attraccare qua sapendo di rischaire enormi condanne

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