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L’antifascismo è un blocco culturale che impedisce il risorgere della Nazione

by Stelio Fergola
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antifascismo cancro della nazione

Roma, 20 mar – L’antifascismo blocca tutto e impedisce alla Nazione di risorgere. Non per influenza diretta, quello no, ma per la fomentazione dei traumi che il Paese stesso ha ormai somatizzato, rendendoli endemici, negli ultimi ottant’anni.

Perché il dogma dell’antifascismo tiene la Nazione ingabbiata

L’antifascismo tiene prigioniera la Nazione perché le impedisce di progredire, di respirare e di svilupparsi in ogni sua possibile declinazione. Come una eterna spada di Damocle, pende sulla sua testa immobilizzandone ogni proposito futuro, ma paralizzando anche la glorificazione – quando è necessaria – della sua storia. L’antifascismo impedisce, in pratica, di ricordare l’Unità del Paese, il 17 marzo, il Risorgimento. I suoi tentacoli si estendono ai personaggi che hanno fatto l’Italia, da Giuseppe Mazzini a Giuseppe Garibaldi, per di più nel contesto di opinioni sui suddetti che – al di fuori del disastrato contesto italiano – sono sempre lusinghiere e consapevoli della portata storica degli stessi. Non è un caso che gli anti-italiani citino spesso Fedor Dostoevskji e mai il Mahatma Gandhi: il primo scriveva del “Regno di second’ordine” sorto nel 1861, ma morendo nel 1881 e non potendo osservare nessuna delle sue – numerose, al netto di non essere proprio disconoscenti della realtà – imprese, dalla Vittoria nella Grande Guerra al modello socio-economico costruito negli anni Trenta che ispirò perfino un “liberista” come Franklyn Delano Roosevelt. Il secondo ha sempre espresso pareri positivi tanto sul Risorgimento italiano che sullo stesso Benito Mussolini. Il secondo non fa comodo, il primo sì, alla causa deprimente dell’anti-italianismo che trova nell’antifascismo uno dei suoi germi culturali più efficaci.

Superiamo i complessi e ricostruiamo l’Italia

Un complesso. Indotto senza dubbio, ma pur sempre complesso. Sociale, di massa. L’antifascismo impedisce di guardare al futuro almeno in una misura paragonabile a quella con cui “blocca” un’interpretazione serena del passato. Qualsiasi ambizione non è lecita perché potrebbe essere troppo fascista, qualsiasi speranza espansiva potrebbe essere considerata aggressiva. L’antifascismo, senza dirlo, è una delle cause di critica dell’operato di un personaggio come Enrico Mattei che, tra gli infiniti dubbi e dibattiti, certamente non poteva essere definito un fascista genuino e che nella guerra civile scelse certamente la strada dell’antifascismo. Con l’antifascimo si impedisce, in pratica, di contrastare problemi enormi del presente, come l’immigrazione o le assurde gabbie europee. Sempre in nome del non essere troppo patriottici, perché fa male alla salute – non si capisce di chi – e non va bene. Con l’antifascismo si blocca la costruzione dell’Italia dei decenni e si spera dei secoli a venire. Invertiamo la rotta ed edifichiamola una volta per tutte. Consapevoli dell’amore infinito che proviamo per questa terra. Chi non prova questo sentimento, come sempre, è pregato di trasferirsi altrove: meglio pochi ma buoni, come si suol dire.

Stelio Fergola

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