Roma, 24 ott – Complimenti vivissimi al giudice Monica Croci, persona più odiata d’Italia da circa 12 giorni, ovvero da quando ha emesso la “geniale” – oltre che vergognosa – sentenza che attribuisce concorso di colpa ad alcune vittime del terremoto avvenuto a L’Aquila nel 2009. Il gesto mitologico della persona, prima ancora che del magistrato, va in qualche maniera evidenziato. Perché essere così sprovveduti – oltre che così marci – è questione, sì, di interesse nazionale, visto il ruolo ricoperto dalla signora in questione.
Tutta l’Italia contro il giudice Croci
Era difficile vincere un premio tanto ambito, ma il giudice Croci ci è riuscita. Applausi. Soprattutto, era difficile nel contesto di una categoria – i magistrati, appunto – che se ai tempi di “Mani Pulite” erano diventati gli intoccabili eroi della stragrande maggioranza degli italiani, a distanza di decenni, e considerate le numerose ombre mostrate, sono oggi invisi a una bella fetta di popolazione. Dunque scalare la classifica dell’antipatia era un’impresa non da poco. La Croci, per lo meno (come riporta Il Capoluogo d’Abruzzo), è stata rimossa dall’incarico tre giorni fa. Il che, onestamente, è il minimo sindacale, visto quanto emerso dal terribile pronunciamento: un’offesa all’intelligenza, prima ancora che alla sensibilità e al dolore, dei familiari delle vittime. Ma non è sufficiente, forse.
Tutto questo perché?
Di dati precisi purtroppo non ne abbiamo, ma non ci vuole Sherlock Holmes per capire che questo “stupendo” pronunciamento non possa avere avuto altro obiettivo se non quello di tagliare i risarcimenti proprio ai parenti delle vittime. Un risarcimento che – tra l’altro – non restituirebbe mai loro i cari deceduti. Non riempirebbe mai il vuoto lasciato nelle loro vite, all’improvviso, in quel disgraziato 6 aprile 2009. Ma che dovrebbe essere comunque un atto dovuto per una tragedia che andrà affrontata anche con cure psicologiche, che difficilmente non avrà segnato il loro destino in modo traumatico, per sempre. Un atto, quello della sentenza, di una povertà morale – prima ancora che materiale – inaudita. Un atteggiamento da barboni accattoni. Perché gli accattoni esistono in qualsiasi società, ma che siano dei rappresentanti delle istituzioni fa davvero tanto male. Complimenti, giudice Croci. Ha insegnato al mondo come sia possibile farsi odiare da una Nazione intera, vista anche la presenza nei sit in di protesta di altre associazioni di vittime non relative a L’Aquila. L’ha detta bene uno dei manifestanti: “Una sentenza del genere attribuirebbe la colpa persino a Falcone e Borsellino per il fatto di aver combattuto la mafia”. Una frase illuminante, perché riassume tutto. Non è questione di criticare il ruolo dei magistrati, ma di notare un’evidenza palese: ovvero quanto essi non proteggano la gente ma la opprimano a seconda delle necessità di turno.
Stelio Fergola
1 commento
Non è certo l’ unica croce e non delizia che circola nei corridoi decisionali dei palazzacci giudiziari nostrani… non buttatele la croce definitiva addosso; di brutti, superficiali, drammatici esempi ne ha senz’altro avuti parecchi. Non si è inventata dall’ oggi al domani. E’ vox populi che contro i poteri forti non c’è possibilità, da decenni. Ecco perché se Nordio non riesce il governo attuale si dimostrerà conservatore sì, ma della fatale m. contaminante.