Roma, 30 ott – Durante l’ultima settimana si è parlato diffusamente, in modo partigiano e con un ampio ricorso alle fake news come ormai previsto dal Ministero orwelliano della Verità, riguardo allo stabile di CasaPound di via Napoleone III a Roma, e dei presunti appoggi politici che ne hanno favorito l’occupazione.
Esiste un nocciolo duro composto da giornalisti smaniosi di conquistarsi un posto al sole, come Andrea Palladino collaboratore dei giornali editi dallo svizzero De Benedetti, che si sono cimentati in sermoni rancorosi contro l’occupazione di CasaPound, sulla medesima scia della campagna mediatica contro la missione nel Mediterraneo di Generazione Identitaria e contro la sottoscritta.
Perché l’oppositore va diffamato e banalizzato, sempre e comunque, a scapito pure della verità dell’informazione.
La stessa stampa orwelliana poi tace sul partito Potere al Popolo nato all’interno del centro sociale Je so’ pazzo di Napoli, che dal 2015 occupa un ex ospedale psichiatrico giudiziario dove accoglie migranti, presumibilmente anche irregolari per le logiche no border che lo guidano. E tace altresì su Eleonora Forenza, eurodeputata eletta nelle fila di L’Altra Europa con Tsipras ma ora esponente di Potere al Popolo che dovrebbe rappresentare l’Italia a Bruxelles.
Per questo motivo e sulla spinta di quanto successo alla “tossica” Desiree, vittima annunciata nel degrado di San Lorenzo, ho deciso di fare chiarezza sulle occupazioni degli immobili a Roma, città allo sbando ormai da tempo immemore.
Si contano circa sessanta centri sociali a Roma che occupano di conseguenza una sessantina di immobili, dei quali cinque sono quelli situati nel quartiere di San Lorenzo dove è stata uccisa Desiree.
Già nel 2014, lo storico centro sociale 32 in via dei Volsci, un tempo sede di Autonomia operaia, entrò in conflitto con un gruppo di spacciatori nordafricani che si erano spinti a spacciare davanti la loro sede. Gli immigrati per tutta risposta organizzarono una spedizione punitiva contro il centro sociale armati di mazze e coltelli.
Oltre al 32, nel medesimo spazio di via dei Lucani dove si trova lo stabile covo degli immigrati clandestini spacciatori che hanno stuprato e ucciso Desiree, troviamo Communia, centro sociale e sede di un collettivo appartenente a Non Una di Meno, associazione nata sulla spinta dell’americana MeToo. Nato nel 2013, dopo aver occupato i locali delle ex officine Piaggio, dicono di essere una “safe zone” nel quartiere di San Lorenzo perché, durante le serate organizzate all’interno di Communia, “ il collettivo femminista distribuisce delle regole di comportamento utili a proteggere le ragazze che attraversano lo spazio”. All’interno anche la sartoria Karalò, riservata a richiedenti asilo africani, che al momento del possibile diniego alla protezione internazionale potrebbero finire nello stabile accanto.
Durante la visita del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sono state proprio le esponenti di questo centro sociale a impedire le esequie istituzionale al grido “sciacallo”.
Il centro sociale ESC, a due passi dallo stabile di via dei Lucani, afferma che i punti focali dello spazio autogestito sono il sapere alternativo, il precariato e l’immigrazione. Per questo motivo, gli attivisti di ESC hanno istituito InfoMigrante, uno sportello gratuito ed aperto a tutti, nel quale “non è necessario esser in possesso di documenti”, e tramite il quale ci si potrà accordare con degli avvocati per la risoluzione di problemi specifici, e Escool, scuola gratuita d’italiano “destinata alle cittadine e i cittadini migranti di Roma”.
Giusto perché al quartiere di San Lorenzo mancava un po’ di presenza straniera senza documenti e quindi irregolare in Italia.
Nella stessa via di ESC, il Nuovo Cinema Palazzo è stato occupato nel 2011 da diversi attivisti “per sottrarlo alla speculazione, bloccando di fatto l’apertura di un casinò che senza nessuna autorizzazione stava nascendo a San Lorenzo”. Da segnalare, il 25 ottobre pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo di Desiree, “disobbedire a leggi ingiuste per restare umani”, evento di presentazione della missione Mediterranea, piattaforma di antagonisti e politici della sinistra italiana che ha messo in mare la nave Mare Ionio per monitorare e salvare migranti davanti alle coste libiche, seguita da una commemorazione del sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Ripetiamo: a soli cinque giorni dall’omicidio di Desiree, il centro sociale Nuovo Cinema Palazzo ha ospitato chi vorrebbe che l’immigrazione incontrollata verso l’Italia continuasse, non appagato dai 600.000 immigrati irregolari già sbarcati e dal degrado che questi hanno contribuito ad aumentare proprio a San Lorenzo.
Perché una parte così rilevante di un quartiere centrale di Roma è stato occupato da centri sociali sorti negli ultimi anni e da immigrati irregolari che ne hanno fatto una centrale dello spaccio riconosciuta? Perché nessuna amministrazione ha dato il via ad un piano di riqualificazione nonostante i tanti appelli dei residenti?
Valerio Veltroni, fratello di Walter, fondatore del Partito Democratico e sindaco di Roma dal 2001 al 2008, è amministratore della Tundra Orange Immobiliare, proprietaria degli edifici abbandonati al degrado in cui è morta Desiree Mariottini. Intervistato da La Stampa, Veltroni afferma che “tutto è precipitato in fretta, dal 2015, quando all’improvviso gruppi di occupanti apparentemente occasionali si sono impadroniti dei cantieri. Stranieri africani, sbandati, spacciatori, con una singolare resistenza agli sgomberi, pure ripetutamente eseguiti dal commissariato di zona. Li buttavano fuori, tornavano il giorno dopo” e parla di “avvertimenti mafiosi” quando un cantiere veniva aperto. Veltroni risponde anche alla chiamata in causa di Salvini che gli ha addebitato una certa responsabilità del degrado di via dei Lucani: “Perché chi governa non capisce che questi sono buchi neri che, se non si bonificano, si allargano?”.
Torniamo al 2008, epoca del potere forte dei fratelli Veltroni a Roma, Walter sindaco dimissionario per potersi presentare alle elezioni politiche e Valerio alla guida dell’immobiliare Tundra II. Un articolo di Franco Bechis del 2009 pubblicato su Libero e intitolato “Il fratello di Walter non paga le tasse” spiega chiaramente le peripezie di Valerio Veltroni.
Nel 2008, la Tundra II aveva accumulato debiti verso l’erario per oltre 500mila euro. Il collegio sindacale aveva argomentato che “la società ha omesso diversi versamenti di imposta, seppure in una situazione di difficoltà di liquidità” a causa della crisi internazionale che si era trasformata in crisi di disponibilità anche per alcuni clienti, aveva aggiunto Veltroni.
A questo punto, partono i volteggi societari del fratello di Walter che portano alla fondazione della società Tundra Orange Immobiliare, sintetizzati magistralmente da Bechis: “Veltroni compra con la mano destra da Veltroni che con la mano sinistra ripaga Veltroni che così presta alla destra di Veltroni i soldi per ricomprare dalla mano sinistra di Veltroni. Il fratello di Walter è un po’ come la dea Kalì, e di mani ne ha in abbondanza”.
Quindi Valerio Veltroni si è salvato dalla mannaia del fisco con magheggi societari, come anche evidenziato dal collegio sindacale: “l’incongruenza della gestione finanziaria dei crediti infragruppo, non procedendo la società energicamente nei confronti dei debitori aziendali, ma addirittura, anche nel 2009, erogando prestiti ed anticipazioni ad altre aziende del gruppo già debitrici nei suoi confronti”.
Ma non ha salvato via del Lucani dove Desiree è stata barbaramente uccisa da immigrati irregolari, insediati grazie allo stato di abbandono degli stabili.
Dopo l’omicidio di Desiree, Quotidiano.net ha intervistato Alfonso Sabella, ora magistrato presso il Tribunale di Napoli e ex assessore alla Legalità di Roma della giunta Marino, nominato in seguito allo scoppio di Mafia Capitale. Sabella spiega che quando aveva “mandato le ruspe” per demolire gli insediamenti abusivi, si era scatenato un inferno perché aveva toccato interessi molto forti.
Alla domanda “Quali poteri si scatenano contro chi usa il pugno di ferro?” il magistrato risponde: “Movimenti per la casa, associazioni più o meno riconosciute con vertici potenti. Sono lobby pecorecce, non certo l’alta finanza o poteri forti. Ma fanno perdere consensi elettorali. È un racket quello delle occupazioni – si paga per stare abusivamente in un edificio e si creano nuovi schiavi – gli occupanti sono minacciati da chi gestisce servizi di accoglienza“.
Chi sono le “lobby pecorecce”? Appunto Movimenti per la casa e associazioni opache sostenuti dai centri sociali che fanno un manifesto dell’accoglienza no border degli immigrati, e che hanno trovato anche il modo per accreditarsi presso le istituzioni.
Un caso esemplare è Rosario “Rino” Fabiano, capofila del 32, storico centro sociale della sinistra antagonista, e ora riciclato assessore all’Ambiente, decoro e verde pubblico, del II Municipio romano, ovviamente eletto nelle fila di una lista collegata al Partito Democratico.
Il Municipio II di Fabiano è proprio quello che amministra il quartiere San Lorenzo, dove cinque centri sociali occupano stabili abbandonati, tra questi anche il 32 (al’interno del quale, nel 2018, ha istituito una sede l’Unione Inquilini di Roma, movimento di occupazioni degli immobili) dove sicuramente fino al 2014 aveva casa l’assessore al decoro.
Continua…
Francesca Totolo
3 comments
[…] da “manuale” di questa gestione della “base” è senz’altro quello di Rosario “Rino” Fabiano attivista del “32“, storico centro sociale di San Lorenzo, divenuto assessore all’Ambiente, decoro e verde pubblico del II Municipio di Roma. Eletto come? […]
[…] la campagna elettorale del 2016. Allora, la candidata grillina prese molti voti dagli ambienti dei centri sociali romani. Oggi però li sgombera, anche a seguito di innumerevoli segnalazioni e pressioni da parte […]
[…] la campagna elettorale del 2016. Allora, la candidata grillina prese molti voti dagli ambienti dei centri sociali romani. Oggi però li sgombera, anche a seguito di innumerevoli segnalazioni e pressioni da parte […]