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Liberato Massimo Sacco, imprigionato un anno a Dubai: “Torturato perché cristiano”

by Ilaria Paoletti
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Milano, 20 mag – Massimo Sacco, imprenditore italiano detenuto per più di un anno negli Emirati Arabi, ha rilasciato un’intervista alla trasmissione I lunaticiin onda su Rai Radio2.

Negli Emirati per lavoro

Sacco è stato imprigionato negli Emirati per presunto traffico internazionale di stupefacenti. Recentemente è riuscito a riacquistare la libertà e a tornare in Italia. “Peso 64 chili, ne pesavo 98” dice l’italiano a Rai Radio2. “Per le torture ricevute ho un testicolo, il sinistro, grande come una mela. Mi hanno fatto delle scosse elettriche sul testicolo sinistro”. Sacco passa a spiegare come mai si trovasse nel Paese islamico. “Lavoravo nell’ambito delle ristrutturazioni. Allestivo i negozi. Una maledetta sera sono andato in un club di Dubai Marina” racconta l’uomo, detenuto per un anno nelle carceri arabe. “Si è avvicinato un ragazzo di colore che ci ha offerto cocaina. L’altro italiano che era con me ha provato a portarsi a casa una ragazza conosciuta lì”. Da qui, purtroppo per lui, la vicenda ha assunto dei contorni inquietanti. “Si è scoperto che lei era una spia dell‘intelligence di Dubai. Le forze dell’ordine sono entrate a casa sua, e lui mi ha venduto. Ha detto che la cocaina gliela avevo venduta io. Mi sono arrivati a casa, mi hanno pistato come l’uva, senza un mandato, senza niente. Hanno portato via la mia compagna che era in camera da letto, completamente nuda. Volevano che io ammettessi di aver portato la cocaina dall’Italia. Ma non era vero. Da quel momento inizia il mio incubo“.

Violazione dei diritti umani

E stando alla sua testimonianza, si è trattato veramente di un incubo: “Mi hanno tenuto due notti dentro una stanza di tre metri quadrati in cui c’erano dodici persone, con una coperta, una bottiglia d’acqua e la possibilità di andare al bagno una volta al giorno. Appena chiedevi qualcosa, ti riempivano di botte. Mi volevano accusare di spaccio e traffico internazionale di cocaina” insiste Sacco. “Mi hanno trattato come una bestia, picchiato, incatenato mani e piedi e spedito in un carcere federale messo in cella con terroristi ed assassini”.

“Mi picchiavano: dicevano che esiste solo Allah”

Poi, anche episodi di persecuzione religiosa: “Una sera stavo pregando con altri ragazzi cristiani nigeriani. Siamo stati presi e portati fuori, hanno preso il rosario, sbattuto per terra, ci hanno sputato sopra e mi hanno detto che esiste solo Allah, il loro Dio“. Ma Sacco non ci sta, e non rinuncia a professare la sua fede: “Io gli ho detto che si sarebbero dovuti vergognare, visto che a febbraio negli Emirati sarebbe venuto il Papa. Mi hanno preso, portato dentro una stanza, in tre persone, lì c’era un energumeno che ha arrotolato un asciugamano, l’ha passato sotto il lavandino, mi hanno spogliato e mi ha spaccato tre costole. Poi mi hanno tolto le mutande e mi hanno dato le scosse elettriche ai genitali. Per motivi religiosi, in pratica. Loro sapevano che io ero cattolico, cristiano.” Fortunatamente, tutto si è concluso per il meglio: resta il fatto che i paladini dell’antifascismo hanno preferito avere gli stand degli Emirati Arabi nel Salone del libro di Torino – mentre hanno chiesto a viva voce (e ottenuto) l’esclusione di Altaforte. Davanti a storie come questa, davvero non resta che essere d’accordo con Vittorio Sgarbi.

Ilaria Paoletti

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