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Ma quale lingua morta. Da “curriculum” ad “alter ego”: il latino che usiamo ogni giorno

by Chiara Soldani
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Roma, 13 gen – “Latino lingua morta”? Nulla di più falso. E a dimostrarlo sono le innumerevoli espressioni, parole e modi di dire, entrati nel gergo quotidiano. Il valore (inestimabile) della lingua latina, si coniuga perfettamente col linguaggio d’oggi: una mescolanza uniforme, anzi “ad hoc”. Eccone alcuni esempi.

Ci sono parole e modi di dire estremamente familiari, come “Aula Magna” (utilizzato per indicare la sala principale di una scuola, università o più in generale di un edificio pubblico) e “curriculum vitae” (al plurale “curricula”), traducibile come “corso della vita” ed usato per identificare il documento, che riassume esperienze lavorative e percorso di studi. Altra parola gettonatissima: “alter ego“. Già Cicerone se ne serviva, abbondantemente, per contraddistinguere gli adepti più fedeli. “Alter ego” è “un altro me stesso”: colui nel quale si ravvedono affinità elettive. C’è poi “errata corrige“, letteralmente “correggi le cose sbagliate”. Insieme, oggi, di rettifiche e correzioni specificate in un testo o semplice scritto.

Spesso si sente anche parlare di “forma mentis“: che sia attitudine o particolare predisposizione, questo modo di dire giunge, immutato, direttamente dai tempi antichi. Analogo discorso per “idem“: cioè “stessa cosa, medesimo elemento”. C’è poi “habitat” : termine che deriva dalla terza persone singolare del presente del verbo “habito” (ovvero “egli abita”). Con “habitat”, si indica l’insieme delle condizioni fisiche e ambientali che permettono ad una specie di sopravvivere. E poi “in extremis“: in origine usato per indicare “in punto di morte”, oggi lo si utilizza in senso figurato. Nel gergo calcistico, invece, “in extremis” si traduce con la famosa “zona Cesarini”: per indicare gol o azione, sullo scadere del tempo.

Altra espressione rivisitata nel suo significato è “in flagrante“. Deriva dal participio presente del verbo “flagrare” ovvero “ardere, mentre brucia ancora”. Nel linguaggio giuridico, ce ne si serve per indicare l’arresto di persona o persone, nell’atto di compiere un fatto o reato. Infine, “legenda“: dal gerundio del verbo “lego”, oggi indica le “cose che devono essere lette”. La legenda è difatti lo schema che esemplifica simboli presenti in mappe, grafici o tabelle.

Ma non è certo finita qui. L’elenco prosegue: altre espressioni  quotidiane sono “ad hoc“, “ad honorem” (specifica di un titolo conseguito per merito), “agenda” (ovvero “cose che devono essere fatte), “alias” (traducibile con “altrimenti”) per indicare uno pseudonimo o identità fittizia. Anche “aut…aut” è molto usato per contrapporre, nettamente, due alternative. Da “àlibi” a “bonus“, passando per “a priori” e “a posteriori“, il presente ci ricorda l’imprescindibilità del passato: il latino vive e vivrà “ad infinitum”. “Hic et nunc“: “qui e ora”. E per sempre.

Chiara Soldani

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1 commento

SiDai 13 Gennaio 2019 - 1:40

Chiara,
La maggior parte delle parole latine sono anche nel dizionario della lingua Inglese. Si il latino non decisamente non morira mai.

Saluti,

S

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