Roma, 1 mar – Non si dovrebbe neanche commentare l’ultimo, squallido, triste massacro commesso dall’esercito di Israele in Palestina. Ben 112 persone fatte fuori mentre svolgevano l’unica attività da svolgere, in mesi drammatici di guerra: raccogliere i pochi aiuti umanitari – nella fattispecie alimentari – che arrivano. Per continuare ad esercitare quell’istinto di sopravvivenza che è in ognuno di noi. Non per sperare, non per guardare al futuro con il benché minimo ottimismo. Solo per sopravvivere. Ma a quanto pare, neanche questo è concesso.
Israele fa strage in Palestina. Per Tel Aviv non è lecito neanche nutrirsi
Nessuna pietà, nessun rimorso, nessun dolore. Se non quello dei palestinesi, costretti da decenni ad essere già emarginati e perseguitati, cacciati dalle loro case senza una ragione, senza un perché, se non la volontà di ingerenza e potenza altrui. La guerra iniziata il 7 ottobre 2023 è stata la naturale conseguenza di ciò che si accumula, anno dopo anno, in quella tormentata regione. Quanto stiamo vedendo adesso rappresenta l’impossibilità, per Israele, di contenere la diplomazia oltre un certo limite. “L’unica democrazia del Medio Oriente”, la chiamano così. Nel tentativo onestamente modesto di salvare l’immagine di chi non fa altro che esercitare soprusi e violenze, a danno di innocenti. Puntando sul democretinismo occidentale, abituato da anni a considerare la struttura della democrazia liberale come l’unico sistema di giudizio morale possibile. Basta essere una democrazia liberale e il gioco è fatto. Se poi commetti crimini molto più efferati di una “dittatura” non fa niente. O peggio ancora: non è possibile che tu li commetta, nell’mmaginario collettivo generato da questa pedagogia mediocre, utile solo a produrre individui stupidi.
Altro che Hamas
Poi certamente, lo spauracchio dall’inizio del conflitto è Hamas. Stando alle comunicazioni ufficiali di Israele, si distrugge solo Hamas. Poi però i numeri delle vititme dicono altro, la qualità delle vittime dice altro, come in quest’ultimo, agghiacciante episodio. Muore un numero di persone infinitamente più alto della presunta “Hamas da distruggere”, muore una categoria di persone – gli affamati, i malati – che non c’entra nulla con la “Hamas da distruggere”. Per chi volesse ancora leggere polemicamente la questione in senso “pro Israele”, chi scrive ha intenzione di specificarlo in maniera netta: questo è un articolo che difende in modo netto il popolo palestinese. Perché di fronte agli omicidi di massa non si può fare altro. Quanto accaduto è, forse, il fatto più orribile da quando è cominciata questa disgraziata, ultima guerra. Sostenuta da un Occidente imbarazzante e da un’Unione europea ancora più imbarazzante, nonostante la condanna contro il massacro sia arrivata. Di fronte all’evidenza di 112 innocenti trucidati in quel modo, sarebbe difficile non dire proprio nulla, anche per mantenere un minimo – ma proprio un minimo – di decoro. È da ritenersi il minimo sindacale, in una situazione tanto vergognosa. E non basta, visti i pregressi altrettanto vergognosi. Palestina libera, oggi più che mai.
Stelio Fergola