Roma, 9 dic – Per il caso marò, di ormai quasi dieci anni fa, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione. Nel 2012 piazzale Clodio, infatti, era stato aperto un fascicolo di indagine per omicidio volontario affidato al pm Erminio Amelio.
Marò, l’archiviazione chiesta dalla Procura
Come riporta Adnkronos, la Procura della capitale ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sui marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, entrambi coinvolti nella vicenda dei due pescatori uccisi nel 2012 a colpi di arma da fuoco in India, al largo delle coste del Kerala. I due uomini erano stati interrogati lo scorso luglio. Girone e Latorre avevano già testimoniato i fatti ai pm romani il 3 gennaio del 2013, periodo in cui i pubblici ministeri della capitale disposero una perizia sul computer e sulla macchina fotografica che si trovavano a bordo della nave dove essi prestavano servizio, ovvero la Enrica Lexie. Dopo gli accertamenti, guidati dal procutaroe Michele Prestipino, i pm hanno chiesto per i due marò l’archiviazione delle accuse, sostanzialmente per insufficienza di prove utili a produrre un processo.
Prove insufficienti
L’archiviazione per i due marò non cambia il quadro sul fronte del risarcimento alle vittime richiesto dall’arbitrato dell’Aja. Dal punto di vista penale i magistrati di piazzale Clodio hanno riscontrato una serie di limiti per poter avviare un processo. In primo luogo la non utilzzabilità degli accertamenti avvenuti a suo tempo in India, in quanto non ripetibili: autopsie dei pescatori morti (e ormai cremati) o esami balistici svolti con regole diverse da quelle italiane. Poi l’insufficienza di “testimonianze e carte” in grado di attribuire in modo univoco il fatto ai due indagati. I pm sostengono che per i due marò l’archiviazione sia da richiedere anche alla luce di ulteriori accertamenti circa le regole di ingaggio, che a quanto pare sia Latorre che Girone hanno rispettato.
Alberto Celletti