La competizione nel calcio non conosce ragione, conosce solo ed esclusivamente la faziosità. Le ostilità rodono l’anima, ma quando la liberano è l’estasi che si fa magia. Il 3-2 è di Baggio, un uomo oltre il fallimento, e Mazzone, solerte, promette il 3-3 agli ultras avversari. L’onestà – quella vituperata dai pentastellati, in queste ore romane all’ombra di via del Colosseo – è un valore che diventa dote e come sosteneva Giuseppe Garibaldi, “un brigante onesto è un mio ideale”. Sor Magara eterno pirata dedito ad allenare – le tante squadra incontrate in carriera parlano per lui – non conosce seconde facce e quello che dice mantiene. Il pareggio è sempre a firma Raffaello e la grinta diventa giustizia verso un torto, verso un’offesa da lavare con i metodi di una volta. Un faccia a faccia senza remore.
Quella rincorsa di Mazzone, all’epoca 64enne, è l’emblema dello spirito che si fa guascone. Ha trascinato per tutto il campo Edoardo Piovani ed il vice allenatore Leonardo Menichini, improbabili stopper davanti alla rivalsa. Attimi di puro godimento per chi non ha mai smesso di amare un calcio lontano, fatto anche di cazzotti, sporcato dal fango e dall’erba, ma che profuma d’istinto.
“Li mortacci vostra”.
Lorenzo Cafarchio
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A prescindere dalla fede calcistica di ognuno ,un episodio della storia del calcio da rivedere sopratutto per le nuove generazioni di come la passione il trasporto e il pathos agonistico facevano del calcio lo sport più popolare tra il popolo… Nostalgico :-((((