Roma, 28 giu – E’ stato uno dei pugili italiani più forti al mondo in un periodo storico dove la boxe era considerata veramente un’arte nobile e i suoi rappresentanti degli eroi affamati di riscatto. Primo Carnera nel cinquantesimo anniversario della sua morte, che cade domani, viene celebrato quasi in sordina dai media nazionali e dall’opinione pubblica in generale; e quei pochi che lo hanno ricordato e lo ricorderanno lo faranno sempre con un pizzico di imbarazzo di fronte a un gigante, non solo sportivo, ma anche dal punto di vista umano, che ha fatto dell’amore per la famiglia e dell’amore per la propria terra la propria ragione di vita. C’è però chi di Primo Carnera non si è mai dimenticato e nei suoi lavori e nel suo vivere la passione per il pugilato lo tiene sempre presente come fosse un ideale da ripercorrere e da diffondere. Giovedì 29 giugno a Roma verrà ricordato con Emilio Del Bel Belluz presso il Circolo Futurista in una serata organizzata da Il Circuito, il gruppo di combattenti sportivi di Casa Pound.
Emilio Del Bel Belluz è uno scrittore ma soprattutto un amante del pugilato, antico e odierno. Vive la sua passione sportiva in maniera intensa e romantica legandola ai mille aspetti umani che essa comporta. Non poteva essere che lui uno dei più coinvolgenti biografi di Primo Carnera il nostro campione di pugilato entrato nella storia della boxe mondiale 84 anni fa quando in quel lontano 29 giugno del 1933 conquistò la corona dei pesi massimi al Madison Square Garden di New York davanti a tanti suoi connazionali accorsi per vederlo e sostenerlo. Nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa (coincidente con la data della vittoria nei pesi massimi) ne riviviamo le gesta e il ricordo focalizzandoci soprattutto sulle sue virtù umane e sulla sua vita fatta di sacrifici e rinunce in un’Italia povera ed emarginata come quella dei primi anni del secolo scorso.
Emilio nei suoi innumerevoli libri sul pugilato, ma non solo, ripercorre gli eventi più importanti e gli aneddoti più significativi che ne hanno caratterizzato l’esistenza per prendere da essi un insegnamento, un esempio, o anche solamente un’emozione. E si perché anche nel suo ultimo libro “Pugni sul ring” l’autore fa un giro a 360 gradi sul mondo del pugilato descrivendo le sue decine di esperienze passate attorno il ring e vicino ai grandi campioni del passato recente come di quelli attuali. Da Benvenuti a Dante Cané, da Iacopucci a Enrico Bertola, da Paolo Vidoz a Fabio Tuiach, da Matteo Modugno a Francesco Pianeta ecc. In ognuno dei suoi racconti personali esiste sempre un filo conduttore che ci riporta al campione di Sequals il quale, come una magia, ha racchiuso dentro di sé tutte le virtù positive ed eroiche che dovrebbero possedere tutti i pugili a prescindere dalla carriera e dai successi ottenuti. Spesse volte queste sono state anche storie tristi, sfortunate, malinconiche, che suscitano però una forte vena romantica nel lettore e lo fanno innamorare alla nobile arte. Nel suo libro Emilio Del Bel Belluz dedica una grossa parte alle sue storie romanzate che uniscono le vicende e le epopee di uomini della boxe con legami affettivi, tragedie personali, ma soprattutto con l’amore per la propria terra e la propria gente incominciando dall’attaccamento alla famiglia di origine. Non è un caso che Emilio sia profondamente legato al proprio paese d’origine dove vive tuttora, Motta di Livenza.
In altri suoi romanzi dedicati ed ambientati a vicende storiche della Prima e della Seconda Guerra Mondiale fa rivivere gli avvenimenti, spesso dolorosi, accaduti in quei luoghi nei momenti più tragici della storia d’Italia. E’ un po come far parlare dal vivo le montagne, i fiumi, le case, i borghi di quei posti testimoni immortali del passaggio di fatti e persone racchiusi dentro di sé. E anche lì spesse volte la passione per il pugilato fa da cornice romantica ai racconti arricchiti dai riferimenti a Carnera e alle fasi della sua vita. Una vita trascorsa per lo sport, ma sempre con un fine più alto rivolto a costruire un futuro più dignitoso per i suoi genitori e per i suoi figli. Celebre è la sua frase letta più volte negli scritti di Emilio che recita: “I pugni si danno, i pugni si prendono. Questa è la boxe. Questa è la vita. E io nella vita ne ho presi tanti di pugni, veramente tanti… Ma lo rifarei, perché tutti i pugni che ho preso sono serviti a far studiare i miei figli.” Un obiettivo perseguito per tutta la vita che lo portò a risollevare la propria posizione sociale senza perdere l’umiltà e l’attaccamento alle sue origini. Un sentimento che lo portò a tornare in patria nella sua Sequals pochi mesi prima della morte per poter essere seppellito nella sua amata Italia. Un ritorno per certi versi amaro vista l’accoglienza che l’allora governo gli riservò forse dovuta alla sua simpatia e mancata opposizione al Fascismo da fargli scontare. Un ricordo e un tributo che invece oggi è d’obbligo concedergli anche grazie a scrittori come Emilio Del Bel Belluz che da sempre ne ha decandato le gesta.
Francesco Amato