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Mosca: “Pronti al dialogo sul grano”. Perché serve sbloccare la partita

by Stelio Fergola
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Mosca apre su grano se rimuoviamo sanzioni

Roma, 25 mag – Mosca apre sulla questione del grano, evidentemente per curare i suoi interessi, come riporta Tgcom24. Ma siamo sicuri che i nostri vengano tutelati dalle sanzioni?

Mosca si dichiara favorevole al dialogo sul grano. Ma solo se rimuoviamo le sanzioni

Mosca apre sul grano ma chiede apertamente, in cambio, di rimuovere le sanzioni occidentali. A parlare è il viceministro degli Estri russo Andrei Rudenko, pubblicato sulla Ria Novosti: “Risolvere il problema alimentare richiede un approccio globale, compresa la rimozione delle sanzioni e restrizioni imposte alle esportazioni russe e alle transazioni finanziarie russe. Richiede inoltre che l’Ucraina sdogani tutti i porti dove si trovano le navi. La Russia è pronta a fornire i necessari passaggi umanitari, cosa che fa ogni giorno”.

L’emergenza è seria

Come abbiamo già pubblicato più volte in passato, quella del grano è a tutti gli effetti un’emergenza. Prezzi alle stelle, approvvigionamenti in fase critica, per un alimento che è davvero troppo importante e basilare per il sostentamento alimentare. Si rischia un’impoverimento anche in termini di viveri che non abbiamo mai vissuto nella nostra esistenza e che ci riporta ad epoche in cui non eravamo neanche nati. Il costo del grano è aumentato da febbraio di oltre il 50%, e non possiamo far altro che ricordare l’allarme lanciato già qualche settimana fa dal presidente Federalimentare Ivano Vacondio: “Ho sempre detto che l’Italia non avrebbe mai avuto problemi di approvvigionamento di cereali ma una serie di eventi hanno cambiato questa condizione. In parte il problema è logistico perché il blocco sul mar Nero non permette all’Ucraina di esportare, mentre dall’altra parte la Russia ha ridotto le sue esportazioni. C’è poi un problema di ritenzione, perché quasi tutti i Paesi europei esportatori stanno rallentando l’ offerta/export“.

Non è una questione su cui scherzare né da prendere alla leggera. Siamo di fronte a una guerra che, per la prima volta in 80 anni, tocca direttamente il nostro stile di vita in modo pesantissimo: ben superiore anche al modo in cui la guerra dello Yom Kippur del 1973 incise sull’inflazione galoppante che sconvolse tutto l’Occidente (a causa del boom dei prezzi della benzina generato dal boicottaggio dei Paesi produttori di petrolio).

Stelio Fergola

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