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La mostra itinerante del Futurismo che rivoluzionò il mondo dell’arte

by La Redazione
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Roma, 23 gen – Pochi movimenti possono vantare lo stesso peso del Futurismo nell’aver condizionato il panorama storico-culturale mondiale. Se poi si considera nello specifico il solo ‘900, è difficile trovare una corrente che abbia in egual misura inaugurato una simile modernizzazione artistica, creativa e perfino sociale.
Lo stesso concetto di mostra temporanea viene completamente rivoluzionato e allo stesso tempo consolidato proprio dai futuristi italiani.
Nel 1912 Marinetti, Boccioni, Severini, Luigi Russolo e Carrà danno vita ad un’ambiziosa mostra itinerante e internazionale del Futurismo, una vera e propria mostra-manifesto. All’appello manca tuttavia Giacomo Balla: le sue tele sono ancora troppo legate agli stilemi divisionisti e per questo vengono rifiutate dal gruppo. L’adesione stilistica al movimento avverrà solo l’anno successivo con l’avvento del “FuturBalla”.
Parigi, Londra e Berlino sono le tre principali tappe della grande tournée artistica. In realtà l’esposizione tocca anche Bruxelles, Amsterdam e Monaco, ma le tre capitali prima citate sono quelle fondamentali per il confronto con la critica più influente e come vetrina per una diffusione su scala mondiale. L’esposizione non può non essere inaugurata a Parigi, centro allora di riferimento per la scena artistica; non a caso, ma a scopo divulgativo, solo tre anni prima Marinetti fa pubblicare il Manifesto del Futurismo sulla prima pagina del quotidiano parigino Le Figaro. La capitale francese è scelta anche perché sede principale del Cubismo, corrente decisamente in conflitto coi futuristi.
La mostra fa scuola per la moderna organizzazione elaborata: non si tratta infatti d’una classica esposizione chiusa, ma d’un apparato eterogeneo, aperto a diverse forme creative come il teatro, il cabaret e vari eventi collaterali. Un format totalizzante che ancora oggi viene perseguito negli eventi più à la page. Fiore all’occhiello è la cura della presentazione, attraverso un uso quanto mai abile e all’avanguardia della grafica, soprattutto nei manifesti recanti i volti degli artisti. La volontà degli organizzatori è quella di portare avanti un modello di vita umano per la società dell’epoca: non esporre semplicemente dei quadri, ma comunicare e promuovere una precisa idea, senza bisogno di galleristi, giornalisti, mecenati o padrini esterni. La mostra futurista decide di essere indipendente senza compromessi.
Come da copione, la critica di Parigi accoglie gli italiani in modo polemico e tutt’altro che compiacente. Dopotutto i futuristi sono avvertiti come concorrenti dei cubisti cittadini, pertanto la stampa locale preferisce accanirsi sulla mostra. Ciononostante, il genio di Marinetti e del movimento sta nel saper sfruttare la critica negativa come propaganda. La pubblicità ottenuta è infatti così tanta da produrre una vasta risonanza: la mostra apre a Londra una settimana più tardi e si rivela un successo su tutti i fronti, sia per il pubblico che per la critica. Come intuisce Carrà, gli spettatori si sono abituati e l’eco delle critiche parigine è solo che benefico.
A Berlino la mostra itinerante non replica lo stesso successo di Londra. I futuristi questa volta espongono nella galleria Der Sturm, importante nei circuiti espressionisti, fauvisti e cubisti ma molto osteggiata in città. Un luogo sbagliato e privo della stessa intensa campagna promozionale rivelatasi vincente in precedenza.
Tuttavia, il solco già tracciato a Parigi e Londra è così profondo da estendersi a macchia d’olio. La lezione dettata dal Futurismo italiano diventa un faro imprescindibile per il nuovo modo di concepire l’arte ed organizzare mostre espositive in tutto il mondo. Ne è riprova tre anni dopo, nel 1915, la mostra organizzata a Pietrogrado dai seguaci cubofuturisti di Marinetti: Ultima esposizione futurista 0.10. Promotori principali sono il pittore di origini italiane Ivan Puni e sua moglie Kseniya Boguslavskaya, entrambi artisti d’avanguardia. La risonanza del 1912 conduce ad ulteriori innovazioni raggiunte a Pietrogrado, come il contro-rilievo d’angolo di Vladimir Tatlin, forse prima installazione moderna mai apparsa. Il Futurismo ispira sia il Costruttivismo che l’Astrattismo geometrico russo, ma specialmente il Suprematismo, movimento fondato da Kazimir Malevič, anche lui in scena alla 0.10 con opere astratte modernamente in relazione con lo spazio, frutto dell’eredità di quell’innato spirito cosmico della cultura russa.
Alberto Tosi

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Le meraviglie dell’Italia fascista: i mosaici del Palazzo delle Poste di Alessandria 17 Marzo 2018 - 8:49

[…] Apollinaire e abbraccia il Cubismo. Nel 1912 organizza con Boccioni e Carrà, sempre a Parigi, la prima grande mostra del Futurismo, successivamente partecipa a esposizioni in tutta Europa e negli Stati Uniti, mentre nel 1913, a […]

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