Roma, 5 nov – L’articolo di Pierluigi Battista intitolato Contro il 4 novembre, ovvero contro la Vittoria, non lascia spazio a interpretazioni. Pubblicato sull’Huffington Post di ieri (strano), esso non sorprende nemmeno più di tanto, vista la provenienza ideologica dell’autore. Ma leggervi tanti insulti velati alla memoria di eroi che hanno fatto la storia di questo Paese fa male. Tanto male.
Battista contro la Vittoria e contro l’umanità
“Perché mai continuiamo a festeggiare il 4 novembre come anniversario della vittoria?”, così esordisce Battista, lasciandosi andare da subito ai racconti immaginari. Nessuno festeggia la Vittoria, caro Battista. Ci sono solo un paio di parate istituzionali all’anno, per salvare le apparenze e parlarne il meno possibile. Il secondo periodo è, se è possibile, peggiore del primo: “Ma vittoria di che, perché quel tripudio di Frecce Tricolori che rombano sui cieli di Roma? Casomai dovremmo celebrare in questa giornata la fine della più grande e insensata carneficina della storia, l’”inutile strage” della Prima guerra mondiale”.
Il fatto che un coro di titolisti rilanci da decenni la dichiarazione di qualcuno e gli dia valore di verità assoluta non significa che essa lo sia davvero. Deduciamo che per Battista completare il processo di unificazione nazionale non avesse alcun senso. Non avevano alcun senso Trento italiana, Trieste italiana, l’Istria italiana. Insomma non avevano senso gli italiani riuniti alla madrepatria. Ma d’altronde la sua cultura, caro Battista, è sempre stata quella di ignorare e sputare su qualsiasi cosa riguardi la patria. Di sputare sugli italiani in ogni modo, specialmente se morti per il completamento del processo risorgimentale.
E non parliamo dell’ipocrisia con cui parla, nella parte centrale dell’articolo, delle presunte “guerre belle e guerre orribili”, distinguendo tra i conflitti dei secoli passati e la Grande Guerra. Nessuno sarebbe così cretino da raccontarla come una passeggiata di salute, ma quando si legge, testualmente, che “nella guerra tradizionale si potevano cantare le gesta dell’eroe, la gloria, la fama imperitura di chi moriva combattendo. Nella nuova guerra i soldati sono solo gli ingranaggi di una macchina di morte che cancella ogni individualità, divide senza nome e senza volto, militi ignoti che la guerra rende materiale da discarica di massa”, si legge un’offesa gravissima agli italiani, caro Battista. Si legge un’offesa alle loro famiglie, ai loro nonni e bisnonni. Si legge un insulto atroce alle gesta di eroi mitologici come Ercole Ercole, i Mario Fiore, i Cesare Battisti.
Si legge un’offesa alla storia commovente di Enrico Toti, che ha fatto di tutto per partire e combattere, anche con una gamba sola, nonostante gli fosse stato vietato in tutti i modi perché inabile. Non è forse degno dei “canti” di cui con tanta saccenza lei parla tanto? Ci vada lei, al fronte con una gamba sola. Non ne sarebbe capace, come non ne sarebbero capaci molti, se non quasi tutti noi. Ma almeno con l’umiltà di tacere e di non vomitare bile su chi si è sacrificato per unificare l’Italia.
Per non parlare neanche della solita banalità democretina sul secondo conflitto mondiale che, per carità, “fu un’apocalisse, un numero spaventoso di morti in battaglia, popolazioni decimate, popolazioni deportate, l’orrore indicibile della Shoah, ma lì c’era “un senso, un significato, il mondo non sarebbe stato lo stesso se a vincere fosse stato Hitler”. Insomma il classico buoni e cattivi tipico di un senso della storia degno di un bambino. Che differenza ci sarebbe però – sempre in termini democretini – tra un Hitler che domina l’Europa e uno Stalin che fa altrettanto, dopo il 1945, è qualcosa che i sedicenti storici da due soldi non sanno mai spiegare.
Onestà intellettuale?
Dispiace, perché Battista, pur essendo a tutti gli effetti un nemico culturale di questa Nazione, qualche volta aveva mostrato barlumi di onestà intellettuale e, diciamolo, anche un briciolo di umanità. Probabilmente calcolata, ma se non altro messa nero su bianco. Come quanto pubblicò il suo libro Mio padre era fascista, in cui raccontava il difficile rapporto con il padre, mai rinnegante l’ideologia e con cui entrava spesso in conflitto.
Nessuno legge nel pensiero di Pierluigi Battista, la sua esposizione di certe vicende appare spesso contrastante. Ma l’articolo pubblicato ieri è una pagina di tristissima, insensibile, cruda e violenta anti-italianità. La stessa che ci sta portando alla tomba. Speriamo che almeno in cuor suo si vergogni, ma sappiamo di chiedere troppo.
Stelio Fergola
1 commento
Questo articolo ha la forza di far comunque riflettere chi, beota, crede solo in una certa utopia pacifista dimostrando di comprendere molto poco di ciò che gli accade intorno ancora oggi. Quindi non solo P. Battista…