Un diario di vita vissuta e un romanzo di lotta
Questo è il centro della filosofia e dello spirito immortalata nello scritto dal nome Hagakure che letteralmente significa “Nascosti tra le foglie” come il primo libro di Franco Nerozzi edito da Altaforte Edizioni e da oggi lanciato dal sito della casa editrice. Una creazione doppia costruita unendo il diario di vita vissuta ad un romanzo d’avventura, lotta e militanza in cui però la realtà sembra affiorare con la prepotenza della verità storica in più di una parte.
La prima guerra: Afghanistan
Ahmad Shāh Massoūd
Franco voleva “vedere la guerra” come lui stesso racconta, e a ventidue anni con un amico fidato parte per l’Afghanistan. Nelle tasche del giovane reporter con una macchinetta “comperata giorni prima”, qualche soldo ed una destinazione incerta. A quel tempo il mondo è ancora ingabbiato nelle maglie d’acciaio della guerra fredda e le crepe del muro a Berlino sono lungi da lasciar filtrare la brezza del disgelo tra est e ovest. I comunisti da cinque anni imperversano nelle valli afgane e contro di loro si erge un esercito di uomini liberi legati tra loro da legami di sangue o fede tra cui si svetta come un gigante Ahmad Shāh Massoūd, il “Leone del Panjshir” con i suoi Mujāhidīn. L’incontro con questi guerrieri e sopratutto con Massoūd può essere considerato una delle pietre miliari della “Via” che Franco Nerozzi compie anche se, a quel tempo ha mosso solo i primi passi. Del condottiero afghano lo avrà sicuramente colpito ed affascinato la capacità strategica, la tenacia e l’abilità nell’arte della guerra ma, quello che di lui non potrà non aver notato, è il suo essere schierato in una guerra più alta, più oltre di quella materiale e storica che sta combattendo nel Panjshir.
L’Africa e il “corsaro della repubblica”
La vita va avanti ma la soglia è stata attraversata e per stare con la guerra non vi è posto migliore dell’Africa. Centinaia di guerriglie locali, grandi conflitti internazionali,
Robert “Bob” Denard
decolonizzazioni e democrazie di cartapesta rendono il continente nero la casa ideale di ogni combattente. Qui di nuovo c’è la lotta, la battaglia vera e propria e di nuovo dalle nebbie della guerra affiora una figura leggendaria, un’altro soldato del “combat universel” che forse neanche sa di esserlo. Robert “Bob” Denard non è assolutamente un sufi, non è un guerriero mistico come Massoūd tutt’altro, è un “affreux”, un soldato perduto, un mercenario. Lo chiameranno “il corsaro della repubblica” e solamente la sua morte unita ad un impietoso Alzheimer hanno steso un velo sui misteri della sua vita. Quello che “Il vecchio” offre non è solo un buon ingaggio, i soldi non contano mai veramente, è la possibilità di vivere una vita separata con quel gruppo di esseri umani rari a cui ormai senti di appartenere appieno, è il combattimento che affratella tutti, bianchi e neri, amici o nemici, pronti ad uccidersi ma riconoscendo nell’altro un pari. E poi c’è la sfida al mondo, e se è vero che “una buona guerra santifica ogni causa”, se ti dice bene a volte ti capita di combattere contro quelli che odi sul serio.
La battaglia dei Karen
Come il samurai Tsunetomo anche a Franco sarà capitato di soffermarsi sulla strada fatta e guardarsi indietro e forse, avrà notato che, oltre alla distanza, il vero dato da registrare è che la Via percorsa è in salita, è pura elevazione. Un’elevazione che passa per varie fasi, dalla partenza alla scoperta dell’Io attraverso il combattimento, dalla fedeltà allo “Shogun” alla comprensione di servire un padrone più importante sebbene immateriale.